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Crocetta: «Il modello Sicilia? Quelli erano grillini “puri”, ora non è più così»

Di Mario Barresi |

Catania. «Se fossi a Roma, o chissà dove mi vorrebbe mandare qualcuno, di tempo ne avrei molto di più per chiacchierare. Ma sono il presidente della Regione e lo sarò ancora per molto, molto tempo. Ma, anche nelle poche ore del weekend in cui posso staccare la spina, sono disponibile. Eccomi».

Con questa premessa, Rosario Crocetta, comincia l’intervista.

Presidente, pronto al rimpasto?

«No, il rimpasto no. Però…».

Però…?

«Però mi pare che Cardinale ponga una questione legittima».

E cioè che Sicilia Futura è sottostimata. Vuole un altro assessore…

«Io sono d’accordo: è sottorappresentanta. Effettivamente è così. Perché dovrei dire una bugia? La questione si era posta già durante la composizione del governo. Ora dobbiamo trovare un modo per sanare questa cosa. Magari, dopo un confronto serio dentro la coalizione, potremmo dare a Cardinale un riconoscimento significativo anche al di fuori dalla giunta regionale».

Ad esempio a Fontanarossa. Dove lei, dopo aver buttato l’ad Laneri nella mischia, l’ha mollata.

«Non è vero per niente! Ho anche fatto un’intervista al vostro giornale, per lanciare il tema della modifica dello statuto».

Ma, al di là delle parole, il Cda di Sac s’è espresso: Laneri non ha i requisiti.

«Allora, debbo dire che quella norma dello statuto è improvvida, sleale, assolutamente finalizzata alla conferma degli amministratori precedenti. Una norma vessatoria che va cambiata».

Ma è corretto cambiare le regole mentre si gioca? D’accordo che il pallone, in questa partita, è suo, ma è davvero praticabile una modifica di statuto “ad Ornellam”? C’è anche un’inchiesta della procura sulle nomine a Fontanarossa…

«Più che il giocatore proprietario del pallone, io in questa faccenda vorrei fare l’arbitro».

Non la vediamo molto, con la giacchetta nera e il fischietto…

«Io sono il presidente della Regione. Non posso essere artefice e soggetto di uno scontro, né rappresentare una parte».

E quindi?

«Credo che i soci dovrebbero discutere anche con i rappresentanti delle categorie produttive, per fare un ragionamento serio».

Ma quando dice «i soci», in questo momento, al 75%, dice Crocetta…

«Io voglio aprire un confronto serio con gli imprenditori e le categorie produttive sul futuro dell’aeroporto».

Come quello aperto con Agen, futuro socio forte di Sac, la settimana scorsa in un vertice serale…

«Io sono una persona che non ha pregiudizi né padroni. Parlo con tutti. Mi ha fatto piacere avere un confronto con Agen e voglio ripeterlo nei prossimi giorni».

Cambiamo argomento. Sul piano ospedaliero avete fatto un pastrocchio.

«Avete chi? Non è che le ipotesi di quattro tecnici possono diventare automaticamente la scelta del governo. Nessun pastrocchio, tutto risolto».

Non ha avuto la sensazione di una fuga in avanti dell’assessore faraoniano Gucciardi?

«Se così fosse, io ho esercitato la corresponsabilità della mia funzione. E poi, con l’intervento del segretario Raciti e il confronto con l’assessore, è tutto chiarito. Parte un confronto con tutti: sindaci, manager, sindacati, forze politiche. Per il piano c’è tempo fino al 2018. La gatta frettolosa fa i gattini ciechi».

Però così si rischia lo stop ai concorsi.

«Se questo è un ricatto per farci sorbire una sorta di cockail di sanità di scarsissimo livello, io non ci sto. E poi sui concorsi c’è un’apertura del governo nazionale: la cosa va discussa».

Perché ovunque è automatico che chi ha vinto le ultime elezioni sia ricandidato, mentre in Sicilia si dà per scontato che Crocetta nel 2017 non sarà della partita?

«Perché nel Pd, dopo la mia vittoria nel 2012, qualcuno ha pensato: “Se c’è riuscito Crocetta, la prossima volta vinco anch’io”».

Che vuole dire?

«Che è da quattro anni che si parla di candidature per il dopo Crocetta. Un atteggiamento da irresponsabili, perché c’è chi antepone le ambizioni personali al bene della Sicilia».

E il bene della Sicilia è Crocetta?

«L’ha detto Renzi ad Agrigento: c’era una macchina, che stava andando dritto in un burrone. Noi abbiamo un bilancio risanato, un Pil in crescita, la spesa europea al massimo, il Patto per la Sicilia con due miliardi per i prossimi due anni, i mille cantieri, il reddito di inclusione sociale… Dobbiamo cominciare a raccogliere i frutti di questo lavoro».

E poi lei si ricandida. Senza primarie, ha detto alla Festa dell’Unità.

«Io non ho mai lanciato il tema delle candidatura, ho solo risposto a chi parlava di candidati e di primarie. Hanno la fregola, ma bisogna aspettare il momento giusto».

E quando arriverà?

«Dopo la primavera sarà legittimo parlarne. Quando avremo cominciato a concludere il lavoro».

I grillini hanno lanciato l’Opa su Palazzo d’Orléans. Sicuri di vincere…

«Non li temo, Cancelleri e i grillini li ho già sconfitti. E poi, dopo il casino che stanno combinando a Roma…».

E il “modello Sicilia”, il suo dialogo con i 5stelle all’Ars. Sembra passato un secolo, eppure…

«Oggi sarebbe impossibile. Quelli erano grillini puri, originali. Altrove, come s’è visto, non è stato così. Il tema è che ci sono persone che snaturano il movimento. E non so se sia così anche in Sicilia. Palermo è una città dalle mille tentazioni. E mica sono tutti Crocetta che fa vita monastica…».

Segue risata. Lunga e pastosa.

Twitter: @MarioBarresi

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