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Covid, “Arte precaria”, Gianuizzi e gli studenti di Aba Catania
Era il 1981 quando Gino Gianuizzi, artista, gallerista, curatore, fondò Neon, uno dei primi spazi indipendenti per l’Arte in Italia, noto anche in ambito internazionale.
Quell’esperienza, come è emerso dal secondo appuntamento del ciclo di talk sull’ “Arte precaria”, organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Catania, in trent’anni ha rappresentato un territorio dalla natura plurima, coagulando attorno a sé una tempesta di fermenti in vari luoghi di Bologna e Milano. E, se pur dal 2011 non è più uno spazio fisico, la sua esperienza prosegue in numerosi progetti curati dal fondatore.
Numerosi anche per questo secondo appuntamento coloro i quali hanno seguito l’evento sulle diverse piattaforme e social – Teams, Youtube, Facebook e Instagram – per ascoltare i protagonisti riflettere sull’Arte contemporanea e sulle radicali mutazioni che sta vivendo a causa della pandemia da Covid-19.
(Chi volesse rivedere l’incontro potrà farlo attraverso questo link)
Dei vari episodi narrati nel corso del talk da Gianuizzi, stimolato dalle domande di Ambra Stazzone e Lorenzo Madaro, entrambi docenti di Storia dell’Arte contemporanea dell’Aba e curatori del ciclo di incontri, è emerso come l’attività di Neon per numerosi anni sia stata un punto di riferimento per il “Sistema dell’Arte” riuscendo a promuovere la ricerca dei giovani artisti libera da condizionamenti di mercato. Un’istituzione, l’archetipo degli spazi non profit, che ha lasciato la sua impronta culturale sin dai suoi esordi negli anni Ottanta del secolo appena trascorso, quando, è stato sottolineato, Bologna giocava a fare New York.
Particolarmente vivace il momento dell’incontro in cui l’Artista ha risposto alle domande degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
“Come spesso accade – ha dichiarato Gino Gianuizzi – in questo genere di incontri a carattere seminariale, i quesiti degli allievi si sono rivelati decisamente interessanti e stimolanti”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA