Così ha “confessato” l’omicidio del figlio sulla sua tomba
Così ha “confessato” l’omicidio del figlio sulla sua tomba
La svolta nelle indagini sull’uccisione dell’imprenditore Piero Di Francesco, ucciso nel gennaio del 2012. Arrestato il padre grazie a una microspia dietro la lapide della vittima al cimitero
RIESI – Davanti alla lapide del figlio che avrebbe ucciso per contrasti nella gestione dell’azienda di famiglia avrebbe confessato il delitto, accusando la vittima di essere la causa di tutto: «Guarda cosa mi hai fatto fare… », dice senza sapere che sulla tomba i carabinieri di Caltanissetta avevano posizionato una microspia. Protagonista della vicenda Stefano Di Francesco, 64 anni, arrestato da militari dell’Arma per l’omicidio di suo figlio, l’imprenditore Piero Di Francesco, di 31, il cui corpo fu trovato il 9 gennaio del 2012 parzialmente carbonizzato in un’automobile in disuso di proprietà della famiglia nella loro azienda di Riesi. L’uomo è stato arrestato per omicidio volontario in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Caltanissetta, Maria Carmela Giannazzo, su richiesta del sostituto procuratore Santi Roberto Condorelli. Domani si terrà l’interrogatorio di garanzia. Grazie alla microspia gli investigatori hanno raccolto quella che loro ritengono sia una sorta di «confessione» del padre della vittima, che si era recato al cimitero e davanti alla lapide del figlio avrebbe iniziato a parlare, rivolgendosi alla vittima come se dialogasse, dicendo «insieme eravamo i migliori, a noi nessuno ci fermava: guarda cosa mi hai fatto fare… ». Il particolare è stato riferito durante la conferenza stampa nella Procura di Caltanissetta sulle indagini che hanno portato all’arresto di Stefano Di Francesco. Su di lui, hanno spiegato i militari dell’Arma, c’erano stati dei sospetti fin dall’ avvio dell’inchiesta. Sarebbe stato lui l’omicida, secondo l’accusa, al culmine dell’ennesimo litigio sulla gestione della società di famiglia, la Tecnoambiente che si occupa di trasporto di materiali inerti, trasformazione di rifiuti non pericolosi e bonifiche. Stefano Di Francesco contestava ai figli, alla vittima così come al fratello Eugenio, di averlo estromesso dalla gestione dell’impresa. Per questo, è la ricostruzione della Procura di Caltanissetta, al culmine dell’ennesima lite per un “chiarimento” avvenuta all’interno dell’azienda, avrebbe colpito con un corpo contundente alla testa il figlio Piero. Poi, l’anziano, avrebbe adagiato il corpo del figlio all’interno di una vecchia Mercedes cospargendolo di liquido infiammabile e appiccando il fuoco con il duplice scopo, è la tesi dell’accusa, di cancellare eventuali tracce riferibili alla lite e inscenare un suicidio. Una tesi, quest’ultima, alla quale non hanno creduto né i carabinieri, né il fratello della vittima, Eugenio Di Francesco, che ha sempre escluso con decisione l’intenzione della vittima di togliersi la vita. Oggi i carabinieri hanno arrestato il padre dell’imprenditore con l’accusa pesantissima di essere lui l’autore dell’omicidio. «Una vicenda – hanno commentato – che ricorda i racconti di Sciascia».