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Coronavirus, “liscìa” e fake news: il “contagio” da ironia e bufale
#covid-19: la paura del contagio viaggia ultraveloce. Pure sul web. E così, da quando si è accertato il primo caso in Sicilia, anche i social “made in trinacria” sono stati contagiati dal virus. Ammettiamolo: incollati agli smartphone, ci stiamo riscoprendo un po’ tutti ipocondriaci solitari. In verità, però, lo eravamo già da prima, quando il timore del contagio era l’eco di un’ombra ancora distante dal Sud. Tant’è che ci siamo premurati a riempire casa con scorte di generi alimentari di prima necessità, secondi solo a disinfettanti e mascherine. Abbiamo svaligiato interi scaffali dei supermercati, sbobinato fino all’ultimo ticket gli elimina coda delle farmacie, isolato ipotetici “untori” solo per uno starnuto o un colpo di tosse andati in libertà senza preavviso, a pochi centimetri da noi.
Ma da Facebook a Twitter, a incubare sono le fake news: dalla bufala delle scuole chiuse a Catania in via precauzionale (celermente smentita dall’amministrazione) agli stati incitanti a «non farsi cogliere impreparati», innescando la catena di azioni emulative che hanno portato nel giro di 24 ore al saccheggiamento delle Gdo da acqua, pasta e farina «prima del “Dead day”». Perché, è risaputo «nei rubinetti scorre calcare… con la farina in casa non mancherà il pane … io, però, voglio la Nutella. Almeno muoio felice». Da voci di corridoio a voci da social il passo è corto, cortissimo. Se digitate su una tastiera, poi, le paure si gonfiano.
Il filosofo Heidegger riteneva che quando un soggetto è governato dalla paura, perde di vista le proprie possibilità. E l’instabilità emotiva è figlia del “demone della paura” baumaniano. Nel rendere attuale il pensiero di questi filosofi antichi, ma eterni nella memoria, si deve fare i conti con la cassa di risonanza della rete, governata da consumatori, che hanno fame di notizie, perdendo di vista che l’importante non è condividerle, bensì verificarle. Per fortuna che, però, tra bufale e falsi miti, a tenerci compagnia sono anche i post ironici. Dai presunti trenini dei dipendenti della sede dell’Amuchina ai commenti tanto schietti quanto acidi del dott. Nowzaradan; dai rimedi handmade dei siciliani, che si proteggono le vie respiratorie legandosi alla nuca un’arancia per mascherina alla sbadataggine di Dory, che si lascia distrarre dalla bufala della scopa che resta dritta «solo oggi, perché l’asse terrestre è verticale». Ed è subito condivisione di tentativi di “erezione”, in post studiati negli effetti e nei filtri, ma capaci di rallegrare il nevrotico refresh dei social, spazzando via – almeno per un po’ – la nevrosi da “positivo” ai tamponi. Per fortuna che, tra un aggiornamento e l’altro, la “liscìa” ricorda che pure le risate sono contagiose. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA