Coronavirus: Codogno un anno dopo, il 21 febbraio 2020 diventò la Wuhan d’Italia (4)

Di Redazione / 19 Febbraio 2021

(Adnkronos) – 8 marzo 2020 – Tutta la Lombardia è zona rossa

Il coronavirus è incontrollato e miete vittime senza che si riesca a fermarlo: non solo Lodi, la pandemia si diffonde rapidamente a Brescia, a Bergamo. Nella città amministrata da Giorgio Gori le immagini con le bare portate via dall’Esercito fanno il giro del mondo. Non ci sono posti negli ospedali, per le strade si sente solo la sirena delle ambulanze, le terapie intensive sono presto al collasso. La Lombardia realizza posti di rianimazione nei corridoi degli ospedali ma nel frattempo non è più solo un problema lombardo: il virus circola in tutto il Paese. L’8 marzo il governo trasforma la Lombardia in zona rosa, assieme ad alcune province del Veneto: il Nord, locomotiva d’Italia, si ferma.

Lentamente inizia la fase di contenimento: il 10 marzo, meno di tre settimane dall’istituzione della zona rossa, per la prima volta a Codogno non venne registrato alcun nuovo positivo. Mentre però la pressione sugli ospedali inizia ad allentarsi c’è un’altra bomba pronta a esplodere: le Rsa, le strutture per anziani, diventano focolai impazziti. In quelle della provincia di Bergamo, dal primo gennaio alla fine di aprile muoiono migliaia di ospiti. E numeri simili si registrano in tutta la Regione. Man mano che l’epidemia avanza la Lombardia diventava la regione più martoriata d’Italia. Alla fine di aprile 2020, secondo i numeri diffusi dalla Regione, in Lombardia ci sono 14mila morti da Covid. A un anno da quel 21 febbraio la Regione tiene ormai sotto controllo la pandemia ma i numeri sono tristemente raddoppiati. A fine gennaio 2021 il numero totale delle persone morte sfiora quota 27mila.

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Tag: cronaca sicilia-province