PALERMO – Dopo la sentenza del Tar secondo cui le elezioni comunali del 2007 andavano annullate per brogli in alcuni seggi, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, annuncia che riferirà quanto accaduto al ministero della Giustizia e invierà il testo dei giudici amministrativi alla Procura della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato sollecitando una commissione d’indagine e all’Antimafia perché valuti se il voto sia stato manipolato dalla mafia.
Inoltre, Orlando trasmetterà la sentenza del Tar anche al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, alla Corte europea dei diritti dell’uomo e alla Corte di giustizia Europea.
Per il sindaco, infatti, non ci sono dubbi: «È stata consentita una organizzazione scientifica criminale mafiosa che ha falsato le elezioni comunale del 2007: ci sono stati brogli in un terzo dei seggi».
«C’è stata una sospensione della democrazia – ha affermato Orlando in conferenza stampa a Palermo – e una manipolazione del voto nell’inconsapevolezza degli elettori. Quella del Tar è stata una sentenza coraggiosa.
Chiederò al segretario generale di predisporre una relazione per riferire non solo al sindaco ma anche alla Procura».
«Siamo di fronte a una sentenza che fa stato – ha concluso – Questa è una battaglia che ho condotto in solitudine. Qui è in discussione la libertà di voto. Non è possibile chiudere bocche, occhi e orecchie come hanno fatto tante forze politiche paramafiose, nonostante vi siano stati atti parlamentari e atti ispettivi».
Nel 2007, Orlando fu sconfitto nella corsa alla poltrona di sindaco dal candidato di centrodestra Diego Cammarata.
Dopo sette anni, il Tar ha riconosciuto l’invalidità delle elezioni riscontrando irregolarità in 192 seggi su 600 ma ha ritenuto improcedibile il ricorso presentato da Orlando per accertare presunti brogli per la fine della consiliatura.
«Da alcuni filmati di una televisione privata si vedono ragazzi in sella a motorini in piazza Bologni che buttano dei plichi e vanno via. Non è mai successo che i plichi venissero consegnati da persone non identificate – ha detto il sindaco – In sei casi la Digos ha trovato presidenti di seggio che in solitudine, il sabato, timbravano le schede».
«Quando ho presentato questo ricorso sette anni fa insieme al cittadino Luciano Abbonato siamo andati avanti nel silenzio e nell’indifferenza anche delle forze politiche democratiche di questa città, che ci hanno trattato come dei meschini che non sanno perdere – ha proseguito – Oggi i meschini possono affermare con forza che hanno tentato di difendere anche la libertà di voto di questa città».
«Non posso non condividere una battaglia per Palermo, per la libertà del voto dei cittadini e per la difesa della democrazia in una terra in cui i procedimenti elettorali sono stati spesso condizionati dalla mafia». Lo dice l’ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata, commentando le dichiarazioni di Leoluca Orlando sul voto per le comunali a Palermo nel 2007.
«Orlando mi trova d’accordo anche sulla necessità di verificare eventuali responsabilità e storture legislative che hanno permesso un così incredibile e dannoso ritardo per i cittadini nell’emissione della sentenza – aggiunge – è indispensabile che la Procura accerti anche la identità del personale che ha ricevuto i plichi elettorali. Certo qualcuno li avrà ricevuti e poi aperti in Comune. Di solito non vengono lasciati in portineria ma al centro raccolta che si trova nell’atrio di Palazzo delle Aquile dove vengono disposti i tavoli di ricezione dietro ai quali ci sono funzionari comunali che sono identificati e identificabili. Sono pronto quindi a condividere queste istanze».