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Cento foto per raccontare il lockdown, a Catania la mostra fotografica sul tempo sospeso

Di Giovanni Franco |

CATANIA – Scatti intimi di un tempo sospeso, immagini «rubate» di un bambino che rincorre la sua ombra o di una ragazza che sogna ad occhi aperti sotto le coperte o di una panchina vuota immersa nella nebbia. Sono queste alcune delle foto, complessivamente oltre un centinaio, che saranno esposte per la prima volta, da sabato 18 luglio nel, Palazzo della cultura in via Vittorio Emanuele II, 121, a Catania La mostra, che sarà aperta fino al prossimo 4 ottobre, promossa e realizzata dalla Fondazione Oelle, presieduta da Ornella Laneri e co-organizzata dal Comune di Catania, ripercorre attraverso lo sguardo di oltre 100 autori «le complesse dinamiche sociali che il mondo sta vivendo quotidianamente nel tempo del Coronavirus». «L’esposizione è stata fortemente voluta – dice Laneri – per supportare, con un progetto unico e internazionale, la città etnea privata di offerte culturali dall’emergenza sanitaria in atto».

L’iniziativa ha preso le mosse, nei mesi scorsi in pieno lockdown. Gli organizzatori, hanno cominciato a raccogliere fotografie e scritti brevi, con lo scopo di: «costituire un archivio della memoria di questo periodo epocale. L’arte ha risposto all’invito e ne è nata una comunità spontanea ed entusiasta, che ha visto lavorare insieme maestri acclarati e giovani artisti, filosofi e scrittori, medici, studenti, e molta gente comune che hanno voluto contribuire con il loro progetto a raccontare il mondo e la loro quotidianità ai tempi della pandemia. Per non dimenticare».

Stampate in formato 50×70 cm e ciascuna abbinata a un testo dell’autore, le 122 fotografie selezionate si susseguono nelle sale del Palazzo della Cultura di Catania tra immagini iconiche ed emozionanti. A partire dalla testimonianza da Bergamo di Mario Cresci (Chiavari, 1942), un maestro che la fotografia l’ha reinventata, elevandola al rango di arte visiva. Fino ad arrivare allo scatto di Michael Christopher Brown (Skagit Valley, Washington, 1978), il famoso fotoreporter americano per National Geographic, Time, New York Times Magazine.

La mostra è accompagnata da un catalogo, a cura di Carmelo Nicosia, edito dalla Fondazione Oelle. «Numerosi artisti hanno aderito alla «call for entries”dal titolo «sine die». Fotografi di varie generazioni, maestri e autori emergenti, hanno affrontato, attraverso il linguaggio della fotografia e della parola, le complesse dinamiche sociali, nel tempo del Coronavirus, e della clausura. Riflessioni autoriali e istintive – dice Nicosia – hanno caratterizzato momenti di vita e flussi temporali stravolti dal blocco totale delle normali attività quotidiane».

Esposta una carrellata di autoritratti, scene familiari, finestre esistenziali, monitor televisivi dai colori acidi, orologi che scandivano un tempo alterato, che «hanno invaso le nostre prospettive visuali, proponendo nuove direzioni culturali dell’essere umano al centro di una rivoluzione generale che ha messo in discussione stili di vita ed economie», osserva Nicosia. E spiega «sine die è una piattaforma e una mostra che raccoglie autori desiderosi di riflettere, con un tempo libero dalle ansie del mercato, vedendo una opportunità per rivedere prospettive e aprire orizzonti nuovi. Abbiamo chiesto a chi ha aderito al progetto di riflettere e inviarci idee visuali e testi personali. Tra gli altri Filippo Maggia, Andrea Abati, Alfredo Pirri, Michael, Ryan Mendoza, Alfio Bonanno, Giuseppe Frazzetto, Carmelo Mangione Contarini. «Con la sospensione della normalità è cambiato il processo di identità sociale. La piattaforma – conclude Nicosia – e la mostra sono un archivio della memoria di questo periodo stra-ordinario, di variegati e complessi contributi, sintesi di immagini, poesie, scritti brevi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA