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Catania, sentenza d’appello del processo Iblis, confermati 12 anni per l’ex deputato Fagone e 18 anni per Vincenzo Santapola
Regge anche in secondo grado l’impianto dell’accusa del processo Iblis su legali tra Cosa nostra, politica e aziende: la prima Corte d’Appello di Catania, accogliendo sostanzialmente la richiesta dei pm Antonino Fanara e Agata Santonocito, ha comminato 19 condanne e assolto un imputato. Prosciolto «per non avere commesso il fatto» l’imprenditore Santo Massimino, assistito dagli avvocati Enzo Mellia e Rosario Pennisi, che nella sentenza di prima grado, il 9 maggio del 2014, era stato condannato a 12 anni di reclusione dalla quarta sezione penale del Tribunale. La Corte d’appello ha disposto anche la restituzione dei beni che gli erano stati sequestrati.
Confermate, tra le altre, le condanne a 12 anni di reclusione per l’ex deputato regionale Fausto Fagone, per concorso esterno all’associazione mafiosa, e a 18 anni per Vincenzo Santapaola, figlio del boss ergastolano detenuto Benedetto, indicato dai giudici come ‘il capo del clan’. Riduzione di pena per il boss Vicenzo Aiello (da 22 a 9 anni per la continuità del reato) e per Rosario Di Dio (da 20 a 14 anni per la concessione delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti)
Nel procedimento, nato da indagini dei carabinieri del Ros coordinate dalla Dda di Catania sulla ‘famiglià Santapaola-Ercolano, sono state confermate anche le condanne a 12 anni anche alcuni imprenditori come Francesco Pesce e Sandro Monaco.
La Corte d’appello ha inoltre disposto una provvisionale da 50mila euro ciascuno per la Camera di commercio di Catania e la Sicilsardo srl e di 15mila euro per Antoine Ardu. Risarcimenti legali sono stati disposti, tra gli altri, per l’associazione antiracket e antiusura Rocco Chinnici, Confcommercio Sicilia, Addiopizzo e all’Asaec Libero Grassi. .COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA