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Catania: riapre il museo archeologico

Di Pinella Leocata |

E’ la riapertura di un museo in progress dal momento che, pur definita l’impostazione museografica, all’allestimento definitivo mancano ancora alcuni accorgimenti la cui realizzazione è stata rallentata dalla pausa estiva. Sono state sostituite le basi su cui poggiano i reperti salvando quelle ancora in buone condizioni realizzate negli anni Venti e Trenta e usando per quelle nuove il plexiglas, materiale utilizzato anche per le nuove didascalie che verranno collocate a breve. Saranno in italiano e in inglese e, soprattutto, di immediata comprensione privilegiando una terminologia di uso comune rispetto a quella specialistica. Cosicché, per esempio, un’arula sarà definita «piccolo altare» con il termine tecnico tra parentesi. A breve saranno pronte le mappe del museo pensate in doppia lingua e in doppia versione per gli adulti e per i bambini, queste ultime con valore di strumento didattico. In prospettiva, in base alle sempre scarse risorse economiche, il museo sarà attrezzato anche di supporti multimediali e di un sistema per la proiezione di immagini.

La principale novità di questa riapertura – come sottolinea il prof. Edoardo Tortorici, direttore scientifico del museo e ordinario di Topografia antica – è l’esposizione, nel corridoio, della raccolta di gessi donata dal prof. Guido Emanuele Rizzo insieme alla sua biblioteca. Si tratta di calchi di eccellenti statue custodite nei principali musei archeologici del mondo realizzati da importanti antiquari romani tra gli anni Venti e Quaranta come strumento didattico per le università. La raccolta – che presenta anche una copia parziale del famoso Laocoonte – prima era dispersa tra varie aule e la biblioteca.

Il museo – il cui primo lotto risale al 1898 con la donazione fatta da Paolo Orsi all’allora rettore Chiapparelli e poi arricchita dalla collezione di Guido Libertini – espone alcune pezzi di estremo pregio. «Così importanti da potere stare al Louvre o al British Museum – commenta il direttore Tortorici -. Basti pensare alla pisside di Centuripe dipinta che ritrae l’offerta di doni alla novella sposa, reperto che ci è stato richiesto dal Paul Ghetty Museum di Malibù, in California, dove è stato esposto nel 2013 per qualche mese, così come al Cleveland museum of art, e che ha avuto oltre 300.000 visitatori».

La collezione include reperti di diverse epoche e di diverse località, anche se il periodo più rappresentato è quello ellenistico, oggetti d’uso comune e di alta qualità, di importazione o di produzione siciliota. Di particolare importanza anche alcuni vasi sicilioti e un vaso attico a figura rossa, un piccolo Ercole in pietra di Taranto, un sistro in bronzo di Catania, un sonaglio usato nelle cerimonie dedicate al culto di Iside, un pezzo particolarmente raro. Discorso a parte va parte va alla raccolta di «falsi», unica nel suo genere, che raccoglie vari reperti realizzati con magistrale bravura dai falsari di Centuripe che non solo hanno riproposto le tecniche tradizionali dell’epoca, ma si sono serviti di matrici autentiche realizzando prodotti che andrebbero definiti di seconda generazione, più che falsi. Esposti anche tondi e formelle dipinte, falsi anch’essi, ma per lungo tempo studiati come esempio di pittura romana. La perfezione di alcuni di questi falsi è tale da essere stati offerti in omaggio a Mussolini e da essere certificati da illustri esperti. Una raccolta che potrebbe avere un ruolo didattico anche per tanti illustri direttori di musei archeologici tra i cui pezzi si nascondono di sicuro dei falsi prodotti in quel periodo.

Note utiliIl Museo archeologico dell’Università, diretto dal prof. Edoardo Tortorici, è aperto lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9,30 alle 13. Ameno finora, perché in prospettiva sarà visitabile ogni giorni, esclusi il sabato e la domenica – che pure sarebbero i giorni vocati alle visite – perché, chiusa l’università, mancano i requisiti di sicurezza. A breve saranno disponibili al pubblico due tipi di guide, una per adulti e una per bambini, entrambe in italiano e in inglese. Inoltre, in base alle limitate risorse economiche, le sale saranno attrezzate con supporti informatici e con videoproiettori.

Per informazioni rivolgersi ad «Officine culturali» al numero 0957102762

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