La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa emessa, l’8 ottobre del 2015, dalla Corte d’appello di Catania nei confronti dell’imprenditore Sebastiano Scuto.
Di fronte a un nuovo collegio si dovranno valutare, ha stabilito la Suprema Corte, i profili relativi alla determinazione del ‘tempus commissi delictì, il trattamento sanzionatorio e la confisca dei beni. E’ diventata invece definitiva l’assoluzione dall’accusa di avere gestito a Palermo centri commerciali in comune con i boss Bernardo Provenzano e i fratelli Lo Piccolo: la Cassazione ha rigettato su questo punto il ricorso della Procura generale di Catania.
Il collegio di difesa dell’ex ‘re dei supermercatì della Sicilia Orientale, assistito dai professori Franco Coppi, Giovanni Grasso e Guido Ziccone, esprime «grande soddisfazione per il risultato ottenuto».
Rideterminazione della pena da 12 a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa dell’imprenditore Sebastiano Scuto, escludendo collegamenti con Cosa nostra di Palermo e confisca delle quote della società Aligrup a lui intestate fino alla concorrenza di 15 milioni di bene e la restituzione di quanto sequestrato agli aventi diritto. Era stata questa la sentenza della seconda Corte d’appello nei confronti dell’ex re dei supermercati in Sicilia, contro la quale avevano presentato ricorso in Cassazione sia il Pg che i difensori dell’imputato.
Il procedimento si celebrava dopo che la Cassazione, il 4 giugno 2014, aveva annullato con rinvio, ritenendo parzialmente non adeguata la motivazione, la condanna a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa emessa il 18 aprile 2013 a conclusione del processo di secondo grado nella parte che riguarda i presunti contatti tra il ‘re dei supermercatì e il boss Bernardo Provenzano e i fratelli Lo Piccolo per la gestione comune di centri commerciali a Palermo. Il 16 aprile del 2012 il Tribunale di Catania lo aveva condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione e assolto dall’accusa di avere gestito a Palermo centri commerciali in comune con i boss Bernardo Provenzano e i fratelli Lo Piccolo.