Catania, l’indagine sul Cannizzaro e i dispositivi cardiaci scaduti
Catania, l’indagine sul Cannizzaro e i dispositivi cardiaci scaduti
L’inchiesta sull’ospedale scaturita da un dossier del Codacons che spiega cosa spinse l’associazione a presentare denuncia. La Procura indaga a tutto campo
Un anno fa il Codacons, attraverso il presidente regionale, Giovanni Petrone, aveva presentato in Procura un dettagliato esposto sul caso degli «stent» scaduti utilizzati in Cardiologia. La vicenda, quindi, era nota da tempo, anche se l’associazione aveva deciso di mantenere un profilo basso vista la delicatezza dei casi segnalati. Oggi, però, alla luce delle notizie che stanno venendo fuori dopo il sequestro di atti al Cannizzaro da parte della Procura, l’associazione spiega, attraverso l’avvocato Carmelo Sardella che allora aveva preparato il dossier presentato ai magistrati, cosa spinse il Codacons a fare la denuncia: «Nel 2014 presentammo un esposto a seguito di diverse segnalazioni anonime, ma molto dettagliate e, da quello che oggi sappiamo, si indaga per i reati di truffa aggravata al sistema sanitario, falsità ideologica e abuso d’ufficio. E’ anche possibile, però, l’ipotesi di altri reati in merito alla delicata questione degli stent scaduti». «Allora – continua – presentammo ai magistrati anche copia di sei cartelle cliniche di pazienti ai quali sarebbero stati installati “stent” non più a norma perché scaduti». L’avvocato del Codacons spiega che da subito, leggendo le carte, ci si accorse che nella Cardiologia del Cannizzaro stavano avvenendo episodi molto anomali. «Nelle cartelle e nei documenti che abbiamo presentato – aggiunge il legale – si fa riferimento agli stent scaduti, e poi a tutta una serie di episodi in cui queste mini protesi non più a norma erano state impiantate a pazienti ignari di quanto stava avvenendo. Sostanzialmente pare che questi episodi abbiano riguardato sei casi, ma al momento non è possibile escludere che altri pazienti siano rimasti coinvolti direttamente nell’installazione di stent scaduti. Ora al di là degli stent scaduti – fa presente ancora l’avvocato del Codacons – i documenti riportano anche alcuni casi di pazienti che potrebbero essere stati sottoposti a interventi che forse non erano necessari, per cui bisogna capire realmente come stanno le cose. C’è anche un caso – continua Sardella – di un paziente che sarebbe stato sottoposto alla disostruzione coronarica nonostante fosse asimtomatico. Nella cartella clinica veniva, però, indicato come al massimo grado di angina, ma ciò non corrispondeva alla sua realtà clinica. In un altro caso si parla di un paziente asimtomatico, che poi una volta operato, ha rischiato di morire a seguito di un aggravamento delle sue condizioni generali. Tra l’altro abbiamo avuto segnalato più di un caso di malati che forse non necessitavano di essere operati. E tra le carte si parla anche di documenti rilasciati da altri reparti di Cardiologia che attestavano la non necessità di intervenire chirurgicamente su alcuni malati». L’avvocato Sardella spiega ancora che la situazione è talmente delicata, da spingere affinché si faccia chiarezza, per la salute dei pazienti coinvolti, ma anche per il buon nome dei medici non coinvolti e di tutta l’azienda. Il Codacons fa presente anche che nel dossier ci sono «documenti che denunciano altre irregolarità come presunte presenze in sala operatoria non autorizzate, oltre alla questione dell’acquisto di stent in grandi quantità, con l’ipotesi di aver procurato un danno all’azienda sanitaria». A proposito delle modalità di acquisto di stent, sul giornale di ieri era intervenuto il direttore sanitario del Cannizzaro, Salvatore Giuffrida, che ha spiegato che «l’azienda aveva aperto sul caso degli stent una indagine interna già nel 2012 prendendo provvedimenti disciplinari». Giuffrida ha aggiunto che, dopo il ritrovamento di dispositivi scaduti, l’azienda ha disposto che «la casa farmaceutica non fornisca direttamente al reparto di riferimento il materiale previsto, ma lo consegni alla Farmacia del Cannizzaro. Ciò serve per capire quanto materiale si compra, per avere il monitoraggio continuo del farmaco e soprattutto per verificarne la scadenza». Sulla inchiesta in corso la Procura, diretta dal procuratore capo, Giovanni Salvi, ha solo spiegato che si «tratta di una indagine avviata da tempo che riguarda vari settori della sanità, relativamente anche all’utilizzo di materiali».