A Catania si sa, la movida è una cosa seria. Questione di appartenenza (ad un gruppo sociale) e di tendenza. E così, guardando la generazione Millenial e i loro fratelli più piccoli, quelli della Generazione Z, scopriamo che ogni angolo del quadrilatero dello struscio è colonizzato da un gruppo sociale di riferimento. È proprio uno dei ragazzi incontrati durante lo studio notturno dei nuovi flussi del bere e del vivere la notte, che ci disegna una mappa aggiornata della movida socio-culturale di Catania. Secondo il “quadrato semiotico della movida catanese”, i gruppi si dividono in: indie, hipster, mammoriani, infrasciamati, fighettini, clubbers e underground. Ognuno di loro frequenta un preciso locale e una zona di piazza Teatro Massimo e del centro storico. Le più “anziane” via Vasta e Scalinata Nievky resistono ancora, le più modaiole sono diventare via Santa Filomena e Via Montesano, appendici radical-chic del quadrilatero. Vanno di moda birra artigianale, tatuaggi (stile tradizionale/old school, japan, maori, biomeccanico, realistico), dilatatori per le orecchie (una volta bastava un semplice orecchino, punto luce o boccolo), scarpe tipo superga ma con suola alta e borchiate, capelli rasati da un lato per le ragazze oppure messy (sapientemente scombinati), ciuffi bellissimi stile anni ‘50 per i ragazzi, baffi e/o barba, cappelli anche in estate, tabacco al posto delle sigarette, perché è più economico e salutare. Andare in giro per il centro storico in bici, da soli o in grandi gruppi.
EVA SPAMPINATO – FOTO DI DAVIDE ANASTASI