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Catania, in migliaia in fila per vedere i tesori sconosciuti dell’Università
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CATANIA – Per la Notte dei Musei a Catania anche l’Università ha presentato al vasto pubblico le proprie collezioni esponendone alcuni “saggi” nelle sale e nel portico coperto di palazzo centrale, il rettorato. Ed è stata una bella ed emozionante sorpresa per i 3.475 visitatori che, in un solo giorno, si sono messi in fila per scoprire i tesori, spesso sconosciuti, del nostro ateneo. A fare da ciceroni alle collezioni di questa mostra – curata dalla prof. Gemma Barone, delegata del rettore per il Sistema museale di ateneo – un centinaio di studenti e tirocinanti, orgogliosi ed emozionati per l’entusiasmo suscitato nel pubblico.
Nello stand di Fisica si fanno esperimenti ottici mentre, in bacheca, fanno bella mostra di sé alcuni strumenti antichi: uno spettroscopio a prisma che scompone la luce, uno dei primi microscopi di metà Settecento che consentiva solo 10 ingrandimenti, e uno splendido cannocchiale galileiano.
A fianco un saggio di cosa contiene il Mura, il “Museo della Rappresentazione” allestito a Villa Zingali Tetto, in via Etnea alta, quasi di fronte l’Istituto dei ciechi. Qui sono conservati disegni originali dell’architetto Francesco Fichera e una preziosa collezione di 1400 stampe di Piranesi le cui immagini, soprattutto quelle delle carceri, gli studenti dell’alternanza scuola-lavoro hanno tradotto in tre dimensioni realizzando degli interessanti, e inquietanti, plastici in cartone. I laureandi e i laureati, poi, hanno contribuito a realizzare il sito on line di Mura con una sezione digitale grazie alla quale è possibile “visitare” i monumenti di Catania e ammirare i rilievi dei reperti di Castello Ursino.
Inoltre, attraverso la piattaforma sketchfab, alla sezione Cultura della pagina Mura, si possono vedere i modelli in 3D di alcuni monumenti di Catania riprodotti attraverso il rilievo digitale con laser scanner e fotografia. Con gli oculus, poi, i visitatori hanno potuto sperimentare l’impressione di sentirsi al centro del teatro greco-romano pur trovandosi in rettorato. Un Museo di grande suggestione che si sta cercando di aprire al pubblico abitualmente e non soltanto in occasioni particolari.
E poi ci sono le collezioni di Giurisprudenza fatte di testi antichi: pergamene di laurea con i sigilli in piombo e cera lacca, una copia coeva del manoscritto del 1740 sulla storia dell’Università di Catania il cui originale andò distrutto nell’incendio doloso del Municipio nel 1944. E poi l’atto con cui il vescovo Galletti dava a Giovan Battista Vaccarini l’incarico come sovrintendente della fabbrica del palazzo universitario dopo la devastazione del terremoto del 1693, e il manoscritto con cui il grande architetto rendeva conto dei lavori della ricostruzione. E non poteva mancare la copia del placet del re Alfonso d’Aragona per la costruzione dell’Università di Catana il 19 ottobre 1434.
E ancora piante e erbe secche dell’Orto Botanico; la sperimentazione di uno strumento che, attraverso un algoritmo, trasforma in musica elementi dell’ambiente quali temperatura, umidità e rumore. E poi i plastici del monastero dei Benedettini e alcune delle 50 stampe di Sartorius, l’autore della meridiana di San Nicolò all’Arena; alcuni animali della collezione del Museo di Zoologia di via Androne con pappagalli e colibrì oggi scomparsi. E poi un plastico dell’apparecchio eruttivo dell’Etna realizzato dal grande Carlo Gemmellaro; alcuni pezzi straordinari di zolfi e tormaline della collezione di minerali e gemme del dipartimento di Scienze geologiche di Corso Italia ed altri reperti di natura paleontografica. E ancora teche con teschi, mani e altre parti del corpo essiccate che fanno parte della collezione di Anatomia delle Torri Biologiche.
Straordinari anche i “pezzi” del Museo Ceramografico allestito al piano terra di Palazzo Tezzano, con ingresso da piazza Stesicoro 29. Si tratta della raccolta – la seconda al mondo dopo quella di Oxford – di 50.000 foto e schede dei vasi attici ateniesi dal VI al IV a.C. conservati in tutti i musei del mondo. Un materiale – raccolto in 50 anni di lavoro dal prof. Filippo Giudice e donato all’ateneo – che consente ai ricercatori di fare i propri studi in un’unica sede. Ed è qui la scoperta più sorprendente. Tra queste schede è stata ritrovata la foto di un vaso attico del IV a.C., attribuito al pittore Meleagro, che riproduce il Satiro di Mazara di cui, dunque, possiamo sapere com’era in origine: aveva una coda (e nella statua c’è il buco dove doveva essere attaccata) e danzava ebbro davanti a Dioniso seduto, il dio del vino. E ancora.
Nel disegno di una lekythos attribuita al pittore di Achille si riconosce uno dei due bronzi ritrovati a Riace, l’anziano, dotato di elmo, lancia e scudo. Infine, in un vaso, unico nel suo genere, è dipinto Asclepio che resuscita un uomo, quattro secoli prima della resurrezione di Cristo.
Una mostra di grande interesse che sollecita alla visita dei musei dell’ateneo e che sarebbe stato bello non si limitasse ad un solo giorno di apertura. Ma non mancheranno altre occasioni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA