Catania, il bilancio della Procura «Buoni risultati, ma siamo pochi»
Catania, il bilancio della Procura «Buoni risultati, ma siamo pochi»
Il procuratore Salvi in conferenza stampa illustra l’attività degli uffici giudiziari, terzi in Italia come carico di lavoro ma con croniche carenze di organico: «Ma - dice - a tutto c’è un limite: serve personale»
CATANIA – «Grazie a un’ottima organizzazione del lavoro abbiamo conseguito risultati apprezzabili nonostante le carenze d’organico. Ma a tutto c’è un limite. E ora dico, con forza, che se gli organici non verranno rafforzati, e non mi riferisco solo al personale inquirente, ma anche a quello amministrativo e di polizia giudiziaria (sottodimensionati di oltre un terzo rispetto ad uffici analoghi, per la storica sottovalutazione della criminalità organizzata catanese), questi uffici non potranno più garantire l’efficienza e la celerità che il cittadino, giustamente, si attende dalla giustizia». L’ha detto con un accenno polemico il procuratore Giovanni Salvi nel corso di una conferenza stampa durante la quale ha tracciato il bilancio del secondo semestre 2014 dell’attività della Procura. «Anche in questi sei mesi siamo riusciti a operare bene nonostante le difficoltà – ha ripreso -. Ciò emerge in primo luogo dall’esito dell’ispezione ministeriale ordinaria, che ha esaminato le attività dell’ufficio degli ultimi cinque anni esprimendo un giudizio complessivo più che positivo». La relazione del procuratore nazionale antimafia, ha aggiunto Salvi, «mette in luce dati di assoluto rilievo per il nostro ufficio. La nostra Dda è la terza in Italia per carichi di lavoro, dopo Napoli e Reggio Calabria. Nel periodo giugno 2013-giugno 2014 abbiamo trattato oltre il 13% degli indagati dell’intero territorio nazionale per il delitto di cui all’articolo 416 bis del codice penale (560), quasi il 10% di indagati per il delitto di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (506); per i delitti di associazione finalizzata al traffico di migranti i numeri costituiscono una quota rilevante del totale, non facilmente quantificabile visto che nel 416, 6° comma, del codice penale, rientrano casi concreti molto diversi tra loro». Resta irrisolto, per il procuratore, il grande tema dell’efficacia dell’intervento a tutela delle vittime di usura ed estorsione. «A fronte di una notevole capacità di azione della Procura – ha concluso Salvi – resta ancora debole la risposta su questo fondamentale terreno».