Catania – «Il teatro Stabile è alle prese con incertezze molto gravi relative ai finanziamenti dei soci, Comune e Città metropolitana. Se questi due parteciperanno, come da statuto e di consueto, allora il teatro Stabile rientrerà nella normalità». Lo spiega Laura Sicignano, direttore del teatro Stabile, riferendosi alle difficoltà economiche attraversate dall’ente in seguito alla vicenda del dissesto del Comune di Catania, che come per effetto domino sta, a poco a poco, mettendo a repentaglio il futuro dello Stabile e anche quello di numerosi enti etnei dal cui Comune dipendono economicamente. A ciò si aggiungono le problematiche che attanagliano la Città Metropolitana, altro socio del teatro, e infine i tagli approvati dalla Regione nella nuova legge finanziaria. Un mix letale che ha fatto ripiombare l’ente in uno stato di forte precarietà, proprio in un momento in cui il peggio sembrava essere passato.
«Il teatro, per i prossimi 15 anni – prosegue il direttore Sicignano – dovrà pagare ogni anno una rata relativa al debito pregresso ristrutturato da un tribunale». Una spada di Damocle, dunque, per l’ente, che da qui ai prossimi anni dovrà onorare gli impegni ed estinguere i debiti relativi al buco di oltre 12 milioni di euro generato nelle precedenti gestioni. «Si tratta di rate imprescindibili – afferma – Un fattore da tenere in conto ogni anno nel progetto di elaborazione artistico e produttivo dell’ente. Verranno sempre meno 300-400 mila euro. Noi il debito dobbiamo e vogliamo onorarlo, ma il teatro può farcela solo se i nostri soci procederanno col sostegno che ci aspettiamo. In caso contrario, il teatro Stabile smetterà di esistere». Nel dettaglio, il Comune dovrebbe erogare un contributo minimo di 187 mila euro, mentre 200 mila euro dovrebbero arrivare dalla Città metropolitana. Si tratta di somme che a margine del dissesto del Comune potrebbero assottigliarsi se non addirittura andare definitivamente perse. «Con 500 o 600 mila euro in meno all’anno rischiamo di ricadere nella situazione in cui si trovava prima il teatro – ribadisce Laura Sicignano – Proprio in un momento in cui le cose stavano andando di nuovo bene. Noi continuiamo a lavorare in maniera armoniosa e compatta. Anche grazie ad un grande impegno di staff. Ma ribadisco che se queste incertezze, per quanto riguardo i contributi, persisteranno, la nostra inquietudine sarà forte».
Altro punto di riferimento sono Regione siciliana e ministero. «Noi ci auguriamo di far bene e di non perdere i requisiti richiesti dal MiBact per rimanere un Tric, ovvero un Teatro di rilevante interesse culturale. Essendo un Tric lo Stabile rappresenta, infatti, un’istituzione per questa Regione, istituzione che a livello regionale dialoga con altri Tric pubblici nazionali. Per il ministero noi dobbiamo fare una progettazione su base triennale, ma se non sappiamo cosa ne sarà di noi fra tre mesi è impossibile pianificare qualsiasi strategia».
Intanto nel corso dell’ultima assemblea dei soci è stato approvato il bilancio 2019 del teatro. «C’è un ottimo rapporto anche con i sindacati», garantisce ancora il direttore dello Stabile. Così come lo stesso pubblico non si è tirato indietro: «C’è stata una straordinaria risposta da parte della città – spiega – Gli abbonati sono aumentati del 30%. Abbiamo ricevuto una risposta meravigliosa anche da parte del pubblico giovane che stiamo monitorando. Abbiamo ripreso un rapporto con le scuole che sta dando ottimi risultati. La città voleva la riapertura di un teatro serio e efficiente. Stiamo facendo esattamente quello che i catanesi si aspettavano. Il teatro è pieno, ma la vendita dei biglietti da sola non può bastare. C’è un problema di cassa». La legge finanziaria approvata di recente all’Ars ha inoltre tagliato 50 mila euro allo Stabile. «Per noi – conclude la Sicignano – significa rinunciare ad una produzione».