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Catania, caccia ai nove aggressori dell’ospedale ripresi dalle telecamere

Di Concetto Mannisi |

Quest’ultima, nel pomeriggio di Capodanno, era rimasta coinvolta in un incidente stradale durante il quale aveva danneggiato, con un ciclomotore, l’autovettura dello stesso Cappadonna. Appreso del ricovero in ospedale, l’arrestato ha prima tentato attraverso alcuni conoscenti – e fra questi un operatore del 118, col quale pare sia legato da rapporti di parentela – di scoprire l’identità della minorenne, quindi si è fatto sotto personalmente, infine, quando ha compreso che dal professionista interpellato non avrebbe avuto “soddisfazione”, ha chiamato alcune persone che si trovavano all’esterno del Vittorio Emanuele e assieme a queste ha impartito la lezione al poveretto. Il quale, colpito ripetutamente alla testa, ha dovuto sottoporsi ad una Tac, prima di essere dimesso con prognosi di quindici giorni.

Arrestato a pochi minuti dalla spedizione punitiva, Cappadonna – coinvolto in passato in alcune estorsioni e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare, seppure per la sola ricettazione, in uno dei blitz “Ariete” contro l’ex gruppo del Malpassotu – è stato trovato in compagnia di altri quattro soggetti subito denunciati per i suoi stessi reati. Il fatto è che, visionando le riprese delle telecamere di sicurezza dell’ospedale di via Plebiscito, la polizia ha appurato che a prendere parte al raid erano state almeno nove persone. Adesso si lavora per approdare alla loro identificazione.

Il video in questione, in ogni caso, è stato dato in visione, su precisa richiesta, anche alla difesa del Cappadonna. Per tale motivo l’udienza con rito direttissimo in programma ieri è stata rinviata dal giudice al prossimo 31 gennaio.

 

Intanto, così come anticipato, si appesantisce la posizione dell’operatore del 118 che, benché fuori servizio, pare abbia utilizzato il proprio codice d’ingresso per far accedere il Cappadonna in un’area riservata e in cui il pubblico in attesa non può entrare. Per l’esattezza sono al vaglio degli investigatori della polizia due elementi: il fatto che l’uomo abbia fatto un uso indebito della dotazione di servizio (il codice) per scopi privati, nonché il suo ruolo nell’intimidazione nei confronti del dirigente medico. E’ ovvio che tutto ciò potrebbe avere pesanti ripercussioni per questo soggetto anche dal punto di vista lavorativo.

Nuove attestazioni di solidarietà, ma anche richieste di interventi decisi da parte delle istituzioni, sono state espresse nei confronti del medico aggredito anche nella giornata di ieri. Il parlamentare nazionale del Pd, Giuseppe Berretta, ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare sulla questione, chiedendo al ministro dell’Interno, Minniti, «di incrementare i posti di guardia permanenti negli ospedali di Catania, in modo di assicurare sempre, in tutte le ore del giorno e della notte, la presenza di agenti di polizia nei presìdi ospedalieri». Berretta chiede poi al prefetto Federico l’immediata convocazione di un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Il presidente del collegio provinciale Ipasvi (infermieri), Carmelo Spica, e il consigliere comunale Francesco Saglimbene, a loro volta, si sono uniti alla richiesta del direttore generale del Vittorio Emanuele, Paolo Cantaro, «di ripristinare la presenza delle forze dell’ordine all’interno dei pronto soccorso».

Parzialmente controcorrente, manifestando ovviamente solidarietà al medico aggredito, il segretario generale territoriale della Ugl etnea Giovanni Musumeci ed il segretario provinciale della Ugl Sanità Carmelo Urzì: «Continuiamo ad essere convinti che il ripristino del posto di polizia, in collaborazione con il personale della vigilanza privata, serva a ben poco, anche perché crediamo sia ancor più opportuno mantenere più personale della forza pubblica in strada in un momento, come questo, in cui la carenza di unità è ai massimi storici. Per questo ribadiamo ancora una volta la richiesta di avviare la campagna “Ospedali sicuri”, assegnando militari dell’esercito debitamente armati ad ogni presidio di emergenza della nostra area metropolitana».

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