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Catania, arrestato don Guidolin: abusi su ragazzini fragili cosparsi di “olio santo”

Di Redazione |

CATANIA – Litanie e preghiere recitate ad alta voce come “atti purificatori” in grado di alleviare le sofferenze interiori di ragazzini turbati da vicende personali a cui avrebbe fatto subire e compiere atti sessuali dopo averli cosparsi di olio santo. A “purificare”, dal 2014 al 2015, le giovani vittime – tutti minori di 14 anni – un prete della parrocchia del Villaggio Sant’Agata, Pio Guidolin, ora arrestato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale aggravata su minori. Uno dei ragazzini abusati avrebbe tentato il suicidio perché stanco di subire e da questo drammatico gesto sarebbero partite le indagini. Nei confronti del sacerdote è stata eseguita un’ordinanza cautelare emessa dal gip Oscar Biondi su richiesta del procuratore aggiunto Marisa Scavo e del sostituto Laura Garufi.

Il sacerdote avrebbe anche millantato amicizie nella criminalità organizzata per far desistere alcuni genitori delle vittime dal proposito di denunciarlo. Ma c’è stato anche chi lo ha protetto, come il padre di un ragazzino vittima degli abusi che dopo essere stato sentito dai carabinieri avvisa il sacerdote: «attento che stanno indagando su di te…», non sapendo che il loro colloquio è “ascoltato” dai carabinieri. L’uomo è indagato per favoreggiamento personale. Perché, dopo la prima denuncia, la Procura dispone intercettazioni telefoniche ed ambientali nei confronti di Padre Pio Guidolin, che militari dell’Arma hanno arrestato a Bronte, paese alle pendici dell’Etna, dove era stato mandato, privo di funzioni, dalla Curia Arcivescovile, che come provvedimento cautelare lo aveva allontanato dalla sua parrocchia di Catania. La Curia, prima dell’inchiesta, aveva avviato indagini ed era stato celebrato un processo canonico al prete da parte del tribunale ecclesiastico, che è allo stato pendente in appello davanti alla congregazione per la dottrina della fede dopo la condanna in primo grado alla sanzione massima della riduzione allo stato laicale. La Procura ha chiesto gli atti dell’ ‘inchiestà religiosa, ma è stato opposto il segreto istruttorio. E i magistrati hanno avviato le pratiche per la rogatoria con la Città del Vaticano.

Secondo quanto accertato, cinque sarebbero state le vittime del sacerdote, che avrebbe sfruttato il suo ruolo ed approfittato della condizione di particolare fragilità nella quale si trovavano, come ad esempio, la separazione dei genitori, in un quartiere difficile di Catania. Le violenze sarebbero state consumate nei locali attigui alla parrocchia. Un’altra delle vittime che, stanca degli abusi subiti, avrebbe opposto resistenza al sacerdote rivelando le violenze, sarebbe stata isolata dalla comunità di fedeli ed accusata di calunnie nei confronti del religioso. Nel corso delle indagini inoltre è emerso come Guidolin, per esercitare pressione psicologica nei confronti dei genitori delle piccole vittime che avevano deciso di denunciare i fatti, abbia anche millantato la possibilità di far intervenire esponenti della criminalità organizzata etnea per indurli a desistere dal loro proposito ma agli investigatori non risultano contatti in tal senso.

L’Arcidiocesi di Catania, come riporta un comunicato continua ad esprimere solidarietà alle famiglie delle persone offese ed auspica che anche l’Autorità giudiziaria dello Stato possa fare chiarezza sulla vicenda.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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