PALERMO – «Sia per Cuffaro che per altri 11 ex deputati è scattata la sospensione del vitalizio. Tra l’altro, gli uffici dell’Ars hanno avviato l’iter per la verifica dei requisiti già a febbraio, non certo adesso spinti dalle polemiche mediatiche». Lo ha detto il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone in conferenza stampa. «Gli uffici hanno lavorato senza essere incalzati, siamo rispettosi alla legge e solo alla legge, dura lex sed lex – dice Ardizzone – non ci facciamo condizionare da altri, si possono sobillare gli animi. Si stanno aprendo in Ars dei focolai e ne avremmo fatto a meno».
«La vicenda Cuffaro è diventata stucchevole – prosegue ancora Ardizzone – Subito dopo l’approvazione della legge, abbiamo avviato la richiesta di autocertificazione per verificare se gli ex deputati versassero nelle condizioni previste dalla legge, mi riferisco alla sospensione in caso di condanna per reati contro la pubblica amministrazione che avessero comportato la pena accessoria della interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici. Venivano esclusi i reati per mafia».
E ancora: «sulla base delle autocertificazioni fornite o anche sulla base delle ‘non autocertificazionì, perchè in alcuni casi ex deputati non hanno fornito nulla, gli uffici in via cautelativa stanno avviando la sopensione per una verifica più approfondita. Quindi non c’è un caso Cuffaro. C’è un obbligo di legge nazionale che va rispettato. Gli uffici non sono stati incalzati da parte di nessuno, sono rispettosi della legge che recepisce un indirizzo nazionale e si sono attivati nel mese di febbraio».
«Abbiamo anche avviato un’interlocuzione con gli uffici della Corte d’Appello per verificare quali sono i reati per quali i singoli parlamentari sono stati condannati e se c’è stata riabilitazione o meno, quindi indipendentemente dal caso Cuffaro gli uffici stanno andando avanti nel rispetto delle norme. Le polemiche recenti non c’eranto niente. Gli uffici sono rispettosi, non c’è stata sollecitazione alcuna». E chiede: «Il Parlamento legiferi affinchè l’abolizione del vitalizio avvenga anche per i parlamentari nazionali condannati con pena accessoria dell’interdizione ai pubblici uffici per reati contro la pubblica amministrazione e, se è il caso, anche per reati di mafia».
Le reazioni
Non si sono fatte attendere le reazioni alle parole di Ardizzone. Per Silvio Cuffaro, fratello dell’ex presidente della Regione siciliana Salvatore, il vitalizio dell’ex governatore è un suo diritto. «La condanna di mio fratello per rivelazione di segreto d’ufficio – ha spiegato – è di 18 mesi di cui 6 indultati. L’interdizione dai pubblici uffici è prevista per condanne oltre i tre anni. Poi mi pare strano che dirigenti dell’Ars che prendono anche 300 mila euro di stipendio invece di chiedere le sentenze alle corti di appello chiedano una atto notorio agli ex deputati o ai loro familiari. Le norme le devono applicare loro perchè sono retribuiti, anche in modo esagerato, per farlo». Cuffaro sostiene che «ad oggi non è arrivato alcuna comunicazione sull’inizio di un procedimento amministrativo per sospendere il vitalizio ma solo una richiesta di un atto notorio in cui il deputato doveva dichiarare se avesse subito interdizione dai pubblici uffici per i reati di cui al titolo secondo etc etc».
«Mio fratello percepisce – aggiunge – 4400 euro di vitalizio al mese su cui poi paga anche le tasse in sede di dichiarazione dei redditi e la somma scende a circa 3400 euro. Ha pagato i contributi come tutti per avere questa somma».
«La corte dei conti – conclude – nel 2007, pronunciandosi sul caso di un altro parlamentare regionale, ha sentenziato chiaramente che le norme non hanno applicazione retroattiva ma per il futuro. Totò prende il vitalizio da tre anni. Se glielo togliessero sarebbe un balzo indietro dal punto di vista della civiltà e del diritto».