Catania – Per far capire alla ministra dei Trasporti tutto il senso dell’isolitudine, Nello Musumeci, l’altro ieri mattina, le racconta una disavventura autobiografica. «Dovevo essere qui a Roma ieri (lunedì per chi legge, ndr) alle sei del pomeriggio agli Stati generali del governo nazionale in quanto componente della cabina di regia Stato-Regioni. Ma non ho trovato un solo volo, neanche con biglietti alle stelle, per poter partire in tempo dalla Sicilia. Il primo disponibile, e a carissimo prezzo, era alle 19,25». Paola De Micheli, con accanto il collega siciliano Peppe Provenzano (gran tessitore dell’incontro di ieri al Mit), ascolta il governatore e annuisce. «Non è un capriccio, caro ministro, per noi siciliani, senza Ponte, la mobilità aerea è una necessità», incalza Musumeci, a Roma con l’assessore ai Trasporti, Marco Falcone.
Il messaggio arriva forte e chiaro. Ma capire un problema non significa risolverlo. E così il vertice dei giorni scorsi al ministero dei Trasporti, almeno nella parte sui collegamenti aerei, non ha un esito trionfale. Per essere sinceri: è stato un flop. Impraticabile l’ipotesi del biglietto a prezzo fisso di Alitalia (da cui la ministra De Micheli, al massimo, potrà ottenere soltanto un aumento del numero di tratte senza alcuna garanzia sulle tariffe), anche dal tavolo con Enac e compagnie aeree (Blu Panorama e Neos sarebbero state già precettate) non c’è da aspettarsi molto sul fronte degli “sconti” ai siciliani, comunque limitati agli scali minori. E di ciò, al di là del bon ton istituzionale, Musumeci ne è consapevole. E allora che si fa? La soluzione più immediata al problema è sulla scrivania di un altro ufficio del Mit. Quello di Giancarlo Cancelleri, l’altro ieri convitato di pietra nell’incontro sulle infrastrutture siciliane. Una conventio ad excludendum dal forte retrogusto politico: il viceministro grillino resta fuori dalla porta anche a causa del nuovo asse di «cortesia istituzionale» fra Provenzano e Musumeci, che non sente l’ex vicepresidente dell’Ars da un paio di mesi. Dopo il calumet della pace nella prima visita ufficiale di Cancelleri a Palermo (poi rafforzata dal gioco di sponda sulla Ragusa-Catania), i rapporti fra i due ex rivali alle Regionali sono tornati gelidi. E ciò non dispiace né a De Micheli né a Provenzano.
Il viceministro ha però in mano l’unico dossier che potrebbe risolvere in tempi ragionevoli una parte del problema: le tariffe sociali. Lo sconto del 30% per alcune categorie di passeggeri (disabili gravi, studenti e lavoratori fuori sede, viaggiatori per motivi di salute) con 25 milioni già stanziati in finanziaria. Una misura pensata e sostenuta da Cancelleri, costretto per causa di forza maggiore – il Covid – a rinviare la promessa («partiranno entro l’estate») fatta a inizio anno. Da un paio di settimane è ripartito l’iter che dovrebbe concludersi con un bando per le tratte sociali su Catania e Palermo. Ma le compagnie low cost sono già sul piede di guerra. A partire da Ryanair (che ha già annunciato al Mit la scelta di impugnare la continuità territoriale su Trapani), a cui non va giù il sistema di sconto fisso a prescindere dal prezzo del biglietto. «Noi facciamo voli a 30 euro e ce ne restituite meno di 10 scontati ai passeggeri. Alitalia li fa a 200, e con il 30 per cento non perde niente e anzi diventa più appetibile per i passeggeri. È una violazione delle regole sulla concorrenza», è il ragionamento, in videoconferenza, dell’ad Michael O’Leary. Dopo l’intervento, Cancelleri chiede se la versione tradotta dall’inglese sia corretta. E Mr. Ryanair risponde: «Yes, of course». La compagnia irlandese, indebolita dalla crisi generale, si tira fuori e anzi annuncia una battaglia legale dal momento in cui sarà pubblicato il bando per le tariffe sociali per la Sicilia. Anche EasyJet avrebbe mostrato freddezza. Ma al Mit restano ottimisti: con la disponibilità di Alitalia e di Vueling (forse anche con quella di Volotea), la partita potrebbe chiudersi entro l’anno. Molto prima dell’altro sogno sui cieli siciliani: la continuità territoriale anche per Catania e Palermo sul “modello Sardegna”. Un tavolo, l’ennesimo, che non è mai partito. Sul quale, al netto di una certa perplessità di Cancelleri, aleggia l’ombra del niet dell’Ue.
E se alla fine – più per convenienza che per affinità elettive – la soluzione più efficace contro il caro-voli fosse la cara vecchia nuova compagnia siciliana? Riprende quota l’ipotesi “fai-da-te”. Ovvero: la partecipazione della Regione al capitale sociale di un vettore che garantisca biglietti calmierati per i siciliani. Un progetto avviato c’è già. Ed è quello di Aerolinee Siciliane, una low cost “sociale” con azionariato popolare, che vede in prima linea Luigi Crispino. Sabato mattina, il giorno in cui su La Sicilia viene pubblicato il suo appello alla Regione per «una sinergia istituzionale», sul display del cellulare dell’ex patron di Air Sicilia si materializza il nome di Falcone. L’assessore regionale ai Trasporti, «a nome del presidente Musumeci» riallaccia i contatti con Crispino. Che, prima prima di lanciarsi nella raccolta dei fondi privati, aveva consegnato il progetto della società mista a Palazzo d’Orléans, con un “postino” d’eccezione: Enrico Trantino, assessore a Catania, fra gli uomini più fidati del governatore. Non se n’era fatto nulla.
Ma adesso il governo regionale e Aerolinee Siciliane si parlano. Eccome. Falcone a Crispino chiede di aggiornarlo sul piano operativo della compagnia. La novità più importante, finora top secret, è la chiusura di un accordo con Lumiwings, società di noleggio di aeromobili con sede ad Atene, già utilizzata da Air Italy, Ernest Airlines e PeopleFly. Con la compagnia greca, «della quale abbiamo rilevato un simbolico 2% di azioni», assicura Crispino, Aerolinee Siciliane potrebbe operare sin da subito, «visto che è un vettore comunitario autorizzato», in attesa dell’eventuale via libera di Enac sul Coa (Certificato operatore aereo) per la newco. A Lumiwings, che si occuperà di reclutare piloti e personale, «abbiamo chiesto che siano rigorosamente siciliani». Nel riassunto telefonico di Crispino, l’assessore Falcone viene messo al corrente anche delle risorse private a disposizione: fra capitale iniziale e azionariato popolare, circa 420mila euro. «Ma ci sono 230 richieste d’adesione, raccolte fra fine febbraio e il 15 marzo, lasciate in sospeso durante il lockdown, che stiamo riprendendo in mano».
La Regione, in sostanza, chiede ad Aerolinee Siciliane: «Quando sareste pronti a partire?». La risposta: «Stiamo facendo un monitoraggio del mercato, ma siamo sempre più convinti che, visto che il core business resta il bene dei passeggeri siciliani, si può volare già fra fine luglio e inizio agosto». Il piano prevede Catania come primo scalo, subito dopo Palermo. Ma anche Comiso e Trapani, «alle giuste condizioni», sarebbero coinvolti. È chiaro che, in un momento non proprio florido per il business dei cieli, l’accelerazione di Crispino&C. dipende dalle intenzioni di Musumeci e Falcone. «Non chiediamo fondi subito, ma un accordo strategico, una partnership istituzionale in attesa che si completi l’iter di ingresso della Regione nella quota di azioni destinata al pubblico». Ma non è detto che il governo regionale sia pronto a impegnarsi subito con Aerolinee Siciliane. «Non c’è alcuna chiusura per nessuno – ci dice l’assessore Falcone prima di salire sul volo di ritorno da Roma – chiunque ha le carte in regola per un’eventuale partnership con la Regione è il benvenuto». Il che significa porte aperte alla start up siciliana, ma non solo. In effetti a Palazzo d’Orléans c’era un discorso ben avviato con Air Italy, prima del crac he ora pesa molto anche sul servizio in Sardegna. Un’altra ipotesi di trattativa ci sarebbe anche con Albastar, vettore spagnolo dal cuore siciliano (presidente è Daniela Caruso, vedova del fondatore, il catanese Pino D’Urso) già operativo su Birgi e Punta Raisi. E poi, di ritorno dall’ultimo viaggio istituzionale negli Usa, il governatore avrebbe portato con sé molto più che un biglietto da visita di un imprenditore americano interessato a lanciare un vettore low cost in Sicilia, con la sponda della Regione. Ma era prima del Covid. Adesso nulla è come prima. Anzi no: è rimasta identica a se stessa l’ imperitura tecnica di rinviare i problemi che non si riesce a risolvere. All’ennesimo “tavolo”. Che non si nega a nessuno. Ce ne sarà uno anche sul caro-voli da e per l’Isola. Le soluzioni, quelle concrete, sono ben altra cosa. Così come il coraggio delle scelte difficili.
Twitter: @MarioBarresi