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Intervista all'attore ragusano

Carlo Ferreri, il cielo di Bemporad sopra i Benedettini

Il 27 gennaio Ferreri riporta in scena "Bemporad, la Carta del Cielo", la piéce di Pamela Toscano che narra la drammatica vicenda umana dello scienziato ebreo, direttore dell’Osservatorio di Catania, che perse il lavoro per le leggi razziali

Di Maria Enza Giannetto |

«La mia sicilianità non è mai stata un ostacolo, ma un punto di forza. A dire il vero, l’ho proprio usata quando mi è servita. Credo che per gli artisti siciliani, lontani geograficamente dai centri culturali più vivaci, l’importante sia essere sempre dinamici, disponibili ai cambiamenti e, soprattutto, non essere provinciali».

Sono le parole dell’attore e regista ragusano Carlo Ferreri, 43 anni, che in più di 25 anni di carriera, ha interpretato, in teatro come al cinema, ruoli comici e drammatici. Decine di ruoli diversi tra loro, come il Guido in La rigenerazione di Italo Calvino a fianco di Gianrico Tedeschi e il Gaspare Mutolo nella serie Il capo dei capi, passando da quello dell’ingegnere comunale palermitano nella serie di Rai 1 La mafia uccide solo d’estate (che sarà riconfermato nella seconda serie, nda) e quello di Mauro, protagonista della pellicola indipendente Mauro c’ha da fare, diretto da Alessandro Di Robilant in cui recita a fianco della sua compagna nella vita, l’attrice catanese Evelin Famà.

Carlo, com’è nata la sua passione per la recitazione e quando ha capito che sarebbe diventato il suo mestiere?«Trent’anni fa, Ragusa non era la città attiva che è oggi e io, ragazzo molto curioso, quando si presentò l’occasione di frequentare un corso di teatro condotto dal catanese Gianni Salvo al Centro Teatro Studi diretto da Franco Giorgio, mi iscrissi con grande entusiasmo perché vi intravidi un’attività stimolante. Evidentemente nulla accade per caso perché, da quel momento, con Gianni, che considero un mio grande maestro, sono entrato nel circuito del professionismo già nel 1989. L’innamoramento per questo mestiere è arrivato pian piano anche grazie alla mia predisposizione a intraprendere ogni percorso in modo totalizzante».

In cosa è impegnato al momento?«Come sempre mi divido tra tante cose apparentemente molto diverse tra loro. Ho appena chiuso le repliche, al Piccolo Teatro di Catania, di Totò e Vicè di Franco Scaldati per la regia di Gianni Salvo. A febbraio debutterò nel ruolo di Turi Nasca nello spettacolo L’eredità dello zio canonico diretto da Pippo Pattavina che porteremo in giro per tutta la Sicilia. A marzo riprenderemo le repliche di Matrimoni e altri effetti collaterali, per la regia di Manuel Giliberti, dove interpreto il genero della protagonista interpretata da Mita Medici. L’impegno più prossimo è quello di venerdì 27 gennaio (il Giorno della Memoria, nda) quando riporteremo in scena, insieme con Pamela Toscano, lo spettacolo Bemporad, la Carta del Cielo».

Com’è nata l’idea di uno spettacolo dedicato al matematico e astronomo Azeglio Bemporad?«Lo spettacolo, scritto dall’attrice Pamela Toscano che cura con me la regia, è nato dalla volontà dell’associazione Officine Culturali di raccontare la storia di questo scienziato quasi del tutto sconosciuto che visse a Catania e disegnò il cielo proprio dal Monastero dei Benedettini. Il teatro, d’altra parte, ha anche questa importante funzione di mantenere viva la memoria. Bemporad, docente di astrofisica e geodesia per l’Università di Catania e direttore del Regio Osservatorio di Catania, che ha avuto sede proprio al Monastero dei Benedettini fino agli anni ’60, era un fascista che venne esonerato dall’incarico in quanto ebreo e la sua vita e la sua carriera vennero completamente distrutte».

Ha mai pensato di scrivere un suo testo per le scene?«Confesso che, in questa fase della mia vita e carriera, non mi riconosco alcuna velleità autoriale. So di avere talento per gli adattamenti e le riduzioni teatrali, ma al momento la scrittura non fa per me».

C’è qualche regista italiano con il quale le piacerebbe lavorare?«Ho già avuto la fortuna di lavorare con registi davvero importanti. Se dovessi pensare ad altri, direi Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Franco Maresco, Gianni Di Gregorio e Paolo Virzì. Di Virzì, in particolare, apprezzo particolarmente il modo in cui unisce il concetto di commedia con la sostanza. Per il teatro, invece, mi piacerebbe essere diretto da Carlo Cecchi».

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