Caos rifiuti, i Comuni ora temono maxi sconti sulla Tarsu

Di Giuseppe Bianca / 29 Settembre 2017

Il dibattito che prevedibilmente nasce come riflesso che riguarda la nostra Isola, riguarda la condizione di perenne emergenzialità che in Sicilia affonda radici continua in regimi straordinari della gestione dei rifiuti che si protraggono ininterrottamente dal 2012. Ma non solo. Sembra già intravedersi all’orizzonte un potenziale rischio di ‘scaricabarile’ che si annida nel ‘balletto’ tra Comuni e Regione. Se la mancata raccolta infatti diventa un discriminante per abbattere quanto spetta alle entrate, il rischio che si configura diventa elevato. È pur vero che nel nostro Paese il precedente giuridico non è vincolante a differenza del diritto anglosassone dove la giurisprudenza diventa legge per i casi analoghi una pronuncia della Corte Suprema diventa principio di legge, ma orientamenti consolidati possono affermarsi ugualmente di volta in volta. In Sicilia i proventi della tassa di scopo in questione sono tutte nelle mani dei Comuni. Non va dimenticato inoltre che all’interno dell’intesa tra il governo nazionale e la Regione era contenuta, tra le altre, anche l’indicazione di redigere un piano relativo all’evasione sommersa, complessivamente e nei singoli enti locali, al fine di definire e quantificare una prima stima della massa debitoria da andare poi a recuperare. Una indicazione che però, sin da subito era destinata e rimanere lettera morta. A far venire meno le premesse ambiziose dell’obiettivo da raggiungere, la concreta situazione di fatto dello stallo che si era determinato. La stessa Regione infatti si è trovata di fronte a una impossibilità reale, provocata dal fatto che nella maggior parte dei casi l’ente di riscossione aveva già provveduto a inoltrare le relative cartelle esattoriali. Diventava a quel punto quasi proibitivo portare a casa il risultato. Né, in assenza di uno ‘status’ di commissario nazionale, esisteva una diversa possibilità di fare di più in tal senso.

Non sono mancati in questi anni i tentativi per individuare evasione e disservizi, ma i risultati non sono al momento incoraggianti. Uno di quelli che è andato vuoto, era stato messo a punto dagli uffici di Viale Campania, e puntava a incrociare i dati catastali dei singoli Comuni e le proprietà immobiliari. Si sarebbe dovuto procedere alla nomina di un commissario a questo fine, in ognuno dei Comuni siciliani e affondare il bisturi in un intervento ampio e in profondità. Un lavoro che si sarebbe potuto realizzare, attraverso un coordinamento tra Regione e Comuni. La task force in questione non ha mai visto la luce. Su questo ha forse influito anche il clima di fibrillazione con gli enti locali. Un modo per non compromettere i rapporti a volte già difficili tra Comuni e governo regionale. Mario Alvano, segretario generale di Anci Sicilia sulla vicenda commenta: «Credo sia il buon senso che deve guidarci. Non basta qualche singolo disservizio per contestare l’imposta. Non basta qualche foto sui sacchetti in più per strada per non pagare la Tarsu».

Alvano poi si sofferma sulla capacità di riscossione degli enti locali e dalla sua incidenza nella questione: «La dimensione del fenomeno dell’evasione è variabile, ma siamo in presenza di un dato medio credibile. Ci sono contesti dove si riscuote anche l’80% e altro dove non si arriva al 50%. La qualità del servizio non sempre dipende da cause riconducibili agli enti locali. Se si perfeziona ad esempio la differenziata va da sé che la tariffa è destinata a scendere». Per il segretario generale dell’Anci Sicilia un ruolo non secondario ha avuto la mancata legge di riforma della governance dei rifiuti in Sicilia: «Abbiamo detto in diversi documenti che a nostro avviso la legge 9 del 2010 non è stata di fatto mai attuata. La legge di riordino e gli indirizzi strategici sugli impianti sono una competenza della Regione. A ciascuno va dato il suo ruolo in questa vicenda».

Da una parte emerge l’auspicio a non speculare, dall’altra affiora l’ombra lunga di una stagione ancora complessa da portare a sintesi nel settore dei rifiuti in Sicilia. Alvano conclude: «All’interno di questa storia, posto che non mancheranno le sovrapposizioni tra i livelli di responsabilità amministrativa e chi vorrà specularci, bisogna evitare avvitamenti pericolosi e strumentali che non fanno l’interesse di nessuno».

scaricabarile

Sembra già intravedersi all’orizzonte un potenziale rischio di ‘scaricabarile’ che si annida nel ‘balletto’ tra Comuni e Regione.

Mario Alvano segretario generale di Anci Sicilia: «In casi come questi credo sia il buon senso che deve guidarci. Non basta qualche singolo disservizio per contestare l’imposta».

21%

differenziata

raggiunta in Sicilia nei primi sei mesi del 2017

1,5%

incremento

mensile registrato nell’Isola negli ultimi mesi

40%

la quantità

di differenziata che la Regione vorrebbe raggiungere entro il 2018

47

gli impianti

che dovrebbero essere funzionanti per la differenziata

8

le strutture

che risultano effettivamente operative: Grammichele, Ramacca, Gela, Joppolo Giancaxio, Sciacca, Marsala, Trapani e Castelbuono

6

gli impianti

che dovevano già essere a pieno regime ma che sono fermi: Ragusa, Dittaino, Castelvetrano, Trapani, Vittoria e Bisaquino

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: cassazione home napoli rifiuti sicilia tarsu