Campane in concerto: il coinvolgimento collettivo della musica di Llorenc Barber

Di Ombretta Grasso / 07 Agosto 2015

Le campane sono il cuore di una comunità, custodiscono memorie e speranze. Il loro ritmo scandisce il giorno, annuncia feste e funerali, chiama a raccolta, evoca la vita, forma un timbro: la voce di una città. Questa voce è lo strumento di Llorenç Barber geniale quanto insolito compositore spagnolo che utilizza per i suoi concerti soprattutto le campane delle chiese ma anche altri suoni e rumori come bande musicali, cori, sirene e – se servono – i botti delle feste. Dopo aver “suonato” più di 400 città del mondo, da Roma a Madrid, Barber è in Sicilia per due concerti evento il 13 agosto a Castiglione di Sicilia e il 22 a Randazzo, alle ore 20, all’interno del progetto Æntropie, realizzato in collaborazione con l’associazione “Museo SS. Pietro e Paolo” di Castiglione e con il sostegno del Comuni, del Gal dell’Etna e dell’Alcantara e del parco fluviale dell’Alcantara, da un’idea di Leopoldo Mazzoleni e Carmelo Damico.

 

Il compositore, 67 anni, considerato l’introduttore del minimalismo musicale in Spagna, si definisce figlio del Futurismo, di Fluxus e di John Cage – con cui è entrato in contatto negli anni 70 – ma con un suo percorso: «Perché proprio la campana? Perché è l’elemento più ricco di ricordi, apre la memoria collettiva, racchiude una storia in cui la comunità si riconosce. A me non interessa l’imitazione, l’aneddoto o il lato pittoresco del suono delle campane. Per me l’orchestra è la strada stessa. Io sono solo il maestro di cerimonie». Non dobbiamo immaginare, precisa subito, «una melodia e nemmeno una serie di rintocchi a festa, facciamo una costruzione diversa di sonorità». Musica contemporanea, quindi, in cui le campane risuonano con il batacchio o “cinguettano” con bacchette di metallo e altri suoni arrivano da cori, strumenti o dal soffio dentro cavi di gomma

 

 

 

 

Per Barber l’arte «è una cosa sociale» e le due comunità sono state coinvolte, una sessantina di persone che lunedì scorso, nell’ex monastero che guarda l’Alcantara e l’Etna, si sono ritrovate al workshop per imparare a suonare e a leggere la partitura. C’è il giovane e dinamico arciprete di Castiglione, Roberto Fucile. «Mi è sembrata l’occasione giusta – dice – per ridare voce a campane che spesso non vengono più utilizzate anche se stavolta il loro rintocco sarà particolare». C’è il coro della parrocchia SS. Pietro e Paolo diretto dal maestro Francesco Forzisi, c’è il gruppo che viene da Randazzo coinvolto da Francesca Di Stefano e Giuseppe Gangemi, insegnanti e animatori delle iniziative culturali cittadine, ci sono il filmaker Mario Cosentino che riprenderà tutto. «La campana è un deposito di memorie che non bisogna perdere. Dimentichiamo molte volte il potere del suono di trasformare la realtà».

 

E il pubblico? «E’ un ascolto peripatetico, ogni spettatore costruisce il suo itinerario sonoro in cerca di eco e rimbombi, fondendosi dentro la partitura scritta e la complicata orografia della città – spiega – meglio stare in alto, non ai piedi dei campanili». Barber, con il suo campanario portatile, e la moglie Montserrat Palacios terranno stasera alle 19 un concerto fuori programma in occasione dell’inaugurazione della mostra nella chiesa di San Marco, a Castiglione, che accoglie le installazioni degli artisti Fuencisla Francés e Leopoldo Mazzoleni.

 

Il reportage completo sul giornale di oggi (8 agosto) in edicola

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: cage campane cultura