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Camilleri, il genio siciliano che ha creato il commissario Montalbano e che ha inventato una nuova lingua letteraria
Ci sono parole che hanno ormai superato il confine dello Stretto diventando vocaboli “italiani”. Il merito è senz’altro di Andrea Camilleri, l’uomo dalla cui penna è nato il fenomeno letterario e televisivo del Commissario Montalbano ma che ha avuto un produzione universale se pensiamo ai suoi romanzi storici o alle sue attività di sceneggiatore, regista o drammaturgo. L’ultimo suo successo è infatti la Conversazione su Tiresia trasmessa dalla Rai – e con un certo successo – lo scorso 5 marzo 2019, in prima serata.
Andrea Camilleri era sicilianissimo, talmente siciliano che ha creato nei suoi racconti un linguaggio che è un misto tra dialetto e italiano. Il 6 settembre scorso aveva compiuto 93 anni e fino ad oggi è stato tradotto in almeno 30 lingue vendendo decine di milioni di copie di libri.
L’ultimo è quello dedicato alla pronipote Matilda, dove Camilleri si racconta e ripercorre la propria vita. La cecità per lui non è stato un limite grazie soprattutto alla sua assistente Valentina Alfieri, “l’unica che sa scrivere nella lingua di Montalbano, anche se è abruzzese” ha detto il grande scrittore.
Camilleri è nato in una famiglia di Porto Empedocle, la Vigata dei suoi racconti, di commercianti di zolfo. Ha iniziato gli studi di vita un collegio vescovile, dal quale venne espulso perché lanciò delle uova contro un crocifisso e si iscrisse al liceo classico Empedocle. Nel 1949 a Roma viene ammesso all’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico ed è qui che creò le basi per la sua carriera da regista e autore sia per la televisione (famosi gli sceneggiati polizieschi come “Il Tenente Sheridan” e il Commissario Maigret interpretato da Gino Cervi senza dimenticare che è il primo in Italia a portare a teatro Samuel Beckett. Il linguaggio misto tra italiano e siciliano è nato – come ha raccontato lui stesso – mentre assisteva il padre agonizzante al quale raccontò una storia che avrebbe voluto pubblicare. E per farsi capire doveva utilizzare po’ il dialetto e un po’ l’italiano.
Quel libro è Il corso delle cose” e quel modo di scrivere come è noto diventò il tratto distintivo delle sue opere. Camilleri si è spento per problemi cardiaci me come si sa – anche grazie ad una eccezionale parodia di Fiorello – era un accanito fumatore: Camilleri fumava almeno due pacchetti di sigarette al giorno, mentre oltre alle sigarette aveva una grande passione anche per la politica, pur non essendosi mai impegnato in prima persona: da giovane fascista – sull’esempio del padre che partecipò alla Marcia sui Roma – è diventato comunista, tanto che quando gli Alleati sbarcarono in Sicilia lo scrittore chiese subito i permessi per aprire una sede del PCI. E negli ultimi anni è stato spesso in polemica spesso aspra con Matteo Salvini, e prima ancora con Silvio Berlusconi e in un’altra occasione – era andato in tv il “Giro di Boa” anche con Gianfranco Miccichè. Il successo letterario di Andrea Camilleri si deve al commissario Montalbano, chiamato così in onore dello scrittore spagnolo Vasquez Montalban. Prima i racconti almeno una quarantina e poi la serie Tv realizzata dalla Rai con l’attore Luca Zingaretti, ex allievo di Camilleri all’Accademia d’arte drammatica.
Nel 2006 Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio l’ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte. Tra i titoli più noti di Camilleri Un filo di fumo (1980), La stagione della caccia (1992), La forma dell’acqua (1994), Il birraio di Preston (1995), Il cane di terracotta (1996), La concessione del telefono (1998), La scomparsa di Patò (2000) , Il re di Girgenti (2001), L’odore della notte (2001).
Grazie alla serie Tv e alla sua location nel comprensorio del Barocco del Ragusano, il sud est della Sicilia ha conosciuto un vero e proprio boom turistico. Insomma Andrea Camilleri è stato un grande fenomeno culturale e l’Italia da oggi è un po’ più povera.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA