Caltanissetta. Pene ridotte in appello per i titolari di due aziende, la Tradecom e la Sferrazza, impegnate nei settori del recupero dei rifiuti di cantiere e del movimento terra, accusati di avere smaltito illegalmente dei rifiuti provenienti dai cantieri edili. La prima sezione penale della Corte d’Appello nissena (presidente Letterio Aloisi, consiglieri Andreina Occhipinti e Giovanbattista Tona) hanno inflitto 3 anni e 2 mesi ciascuno a Virginia Maria Rita Cipolla (40 anni, titolare della Tradecom) ed i nisseni Claudio Sferrazza (50 anni), Maria Rita Sferrazza (40 anni) e Luigi Sferrazza (51 anni), titolari dell’omonima impresa, rispetto alla pena di 4 anni decisa in primo grado dal Tribunale collegiale, nell’ottobre di due anni fa.
I giudici hanno dichiarato prescritti due dei quattro episodi di smaltimento illecito di rifiuti, lasciando in piedi, però, l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti. Secondo l’inchiesta portata avanti dalla Procura e dalla Polizia municipale le due ditte, pur avendo il permesso per recuperare i rifiuti dai cantieri per poi smaltirli nelle discariche autorizzate, li avrebbero abbandonati nelle campagne di contrada Gessolungo, creando così una vera e propria discarica abusiva.
Un quadro che emergerebbe da una serie di appostamenti e pedinamenti eseguiti dalla Polizia municipale, con gli agenti che scattarono diverse fotografie, e che per l’accusa era fin troppo evidente, tanto che il sostituto procuratore generale Lucia Brescia aveva sollecitato la conferma delle condanne inflitte in primo grado dal Tribunale.
L’avvocato difensore Giacomo Butera aveva chiesto invece l’assoluzione dei quattro imprenditori, affermando che gli elementi dell’accusa non giustificavano la condanna degli imputati, in quanto sarebbe stato documentato soltanto un trasporto di rifiuti pericolosi nella zona di Gessolungo, ma dalle fotografie dei mezzi non sarebbe stato possibile identificarli come appartenenti alle aziende degli imputati.
L’avv. Butera presenterà probabilmente ricorso per Cassazione.