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Call center, cala il sipario alla Qè di Paternò: 233 licenziamentiper «chiusura attività»
«Ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dall’art. 24 e dall’art. 4, dal 2° comma all’8° comma, della legge 23 luglio 1991, n. 233, si comunica che l’azienda Qè srl svolgente l’attività di call center, si trova costretta a procedere ai licenziamenti collettivi per cessazione attività per un numero complessivo di 233 lavoratori, in forza presso la sede di Catania». Apre così la lettera di De Angelis, anticapata via mail ai destinatari (i rappresentanti sindacali ed Rsu di Slc-Cgil e Fistel Cisl, l’Ispettorato del lavoro e la Regione Sicilia) che ieri mattina ha seminato sconforto tra i dipendenti, ma anche qualche sospiro di sollievo, sperando almeno nella possibilità, ad oggi negata, di poter accedere agli ammortizzatori sociali.
Nella missiva De Angelis percorre l’excursus che ha portato alla cessazione dell’attività. «La Qè srl in molteplici incontri ha illustrato alle Organizzazioni sindacali la situazione aziendale – si legge nella nota -, evidenziando l’aggravarsi della criticità del mercato di riferimento, caratterizzato da forti riduzioni dei ricavi e della redditività, soprattutto in conseguenza delle azioni di contrazioni dei costi operate dalla maggior parte dei principali committenti». Da qui, sempre nella nota, si fa riferimento ad una prima procedura di licenziamento collettivo per 90 lavoratori, avviata lo scorso 31 marzo, scongiurata alla fine di aprile grazie ai contratto di solidarietà. Ma non basta. La situazione precipita in estate, i lavoratori non ricevono più gli stipendi. Poi lo scorso settembre, come si evidenzia nella nota, «i locali e le attrezzature della sede di lavoro della società sono rientrati nella disponibilità e possesso della proprietà, dopo aver concesso l’immobile ad uso gratuito al solo fine di salvaguardare la forza occupazionale». Si fa poi riferimento a un’eccedenza di organico del personale, fino all’arrivo della decisione di mettere la parola fine all’attività. «La scrivente Società – conclude nella nota De Angelis – ritiene non rinviabile la procedura di cessazione attività e, stante la peculiarità della suddetta situazione, reputa la soluzione individuata l’unica possibile».
Forti le parole di Gianluca Patanè (Slc Cgil di Catania) che sulla pagina facebook del gruppo “Salviamo i lavoratori del call center Qè”, a commento della notizia scrive: «A questo punto le Istituzioni hanno una grande occasione, dimostrare che il malaffare non rimane impunito e chi truffa, chi ruba, chi inganna, chi manda in rovina persone e famiglie per cupidigia, non può averla vinta».
Intanto domani le parti (azienda, sindacati e sindaco di Paternò) sono stati convocati dal prefetto di Catania, Maria Guia Federico. I lavoratori annunciano battaglia: «Noi non ci fermeremo e continueremo a denunciare e manifestare per le nostre ragioni, sino a quando non sarà trovata una soluzione che chiuda una volta per tutte questo calvario».
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