Calcio, fallimento Messina, legali Franza: l’accusa non regge

Di Carmela Marino / 10 Novembre 2016

MESSINA – «Non possiamo fare a meno di evidenziare, senza alcuna presunzione, che già dalla lettura del dispositivo non è azzardato concludere che l’impianto generale dell’accusa non ha retto al vaglio dibattimentale». A dirlo in una nota gli avvocati Alberto Gullino, Giovanni Cambria e Giorgio Perroni, legali di Vincenzo e Pietro Franza condannati ieri per bancarotta fraudolenta dal Tribunale di Messina nella veste di ex amministratori della F.C. Messina Calcio, per il fallimento della società di calcio nel 2008.


I legali aggiungono: «L’accusa su cui si reggeva l’intero costrutto accusatorio, relativa alla operazione di cessione di marchi dalla società Messina Calcio alla consorella Mondo Messina, è stata pronunciata assoluzione perchè il fatto non sussiste. Sicché ci appare – allo stato – difficile comprendere come sia possibile ritenere insussistente il reato nella operazione finanziaria principale e ritenerlo invece sussistente nell’operazione ad essa accessoria e strumentale».


Secondo i penalisti sono «operazioni che, nel loro complesso non hanno comunque comportato alcuna conseguenza economica. Confidiamo, pertanto, di potere ottenere in sede di appello il pieno riconoscimento della liceità dell’operato dei nostri assistiti anche in ordine alle residuali condotte per cui hanno riportato condanna».
Il Tribunale di Messina ieri ha condannato,Vincenzo Franza a quattro anni e sei mesi di reclusione, suo fratello Piero a quattro anni e Francesco Cambria, presidente della Cofimer, a tre anni e sei mesi.

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