Notizie Locali


SEZIONI
Catania 18°

Bronzi contesi e sbeffeggiati

Bronzi contesi e sbeffeggiati

Di Gabriella Bellucci |

In 2.500 anni di vita ne hanno viste tante, restando imperturbabili nella fissità del loro sguardo. Ecco, ora i Bronzi di Riace potranno dire di averle viste tutte e di tutti i colori. Compresi il rosa fucsia e le macchie leopardate con cui li ha agghindati il fotografo Gerald Bruneau per immortalarli con velo da sposa, boa e tanga. Una carnevalata fuori tempo massimo, si direbbe. Se non fosse che l’autore degli scatti è un allievo di Andy Warhol, già noto per aver avvolto la Paolina Borghese di Canova con un tulle rosso fuoco. E’ un artista, insomma, come viene definito nell’ambiente. O forse, secondo un gergo meno ricercato ma più aderente alla sensibilità comune, un iconoclasta, che è riuscito a profanare due magnifici esemplari dell’arte – questa sì – antica. C’è di buono che i Bronzi, dall’alto della loro olimpica perfezione, non si offendono neanche stavolta. Dal 1972, anno in cui furono rinvenuti nei fondali dello Ionio, sono stati analizzati, restaurati, visitati (poco, a onor del vero: solo 30mila turisti l’anno), contesi dai musei. Tutt’ora sono al centro di una disputa tra la sede di Reggio Calabria, che li ospita come reliquie, e l’Expo di Milano che vorrebbe esporli come trofei: così pretende pure Vittorio Sgarbi, già portabandiera (sconfitto) della battaglia per tenere a Roma la Stele di Axum reclamata dall’Etiopia. Ma anche di questo polverone, e delle alterne fortune di Sgarbi, i Bronzi se ne infischiano.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA