Blitz Palermo, orologi di lusso e puledri di razza il nuovo business dei clan

Di Redazione / 12 Maggio 2020

PALERMO – I fratelli Fontana, esponenti dello storico clan mafioso palermitano dell’Acquasanta, arrestati oggi nel blitz della Dda di Palermo insieme alla madre e a una novantina di boss ed estortori, avevano messo su una redditizia attività imprenditoriale a Milano di commercio di orologi di lusso, attraverso società italiane ed estere gestite tramite prestanomi: denaro a fiumi e riciclaggio dei soldi sporchi della cosca anche grazie alla complicità di un commercialista milanese. In una intercettazione uno degli indagati consiglia al boss Giovanni Fontana di acquistare in Inghilterra una società con soli 150 euro, garantendosi così la possibilità di accendere a un numero enorme di conti correnti. Nella conversazione si parla di bonifici di decine di migliaia di euro provenienti da Londra. Il pentito Vito Galatolo ha raccontato ai pm: «mio cugino Angelo Fontana figlio di Stefano, suo fratello Gaetano e Giovanni sono la stessa cosa, nel senso hanno tutto in comune, lui a Milano gestisce tutto economicamente a livello sugli orologi, brillanti compra vende, manda suo fratello a Palermo, fanno affari con altri gioiellieri».

«Ricordo che molti orologi venivano smerciati all’estero – ha aggiunto Galatolo – in particolare in Germania, dove venivano riciclati con appositi punzoni». E raccontando di un prestanome ha spiegato: «Gli hanno fatto aprire invece una gioielleria ma con i soldi dei Fontana, è uno smercio là… pure perché loro lavorano pure… portano orologi, cose rubate, li portano in giro… a Francoforte, in Germania». Dichiarazioni involontariamente confermate dal boss Giovanni Fontana in una intercettazione: «Io lo sai perché gli vendo gli orologi a lui?… ogni settimana mi porta trentamila.. fissi! Perché lui lo sai che venerdì, viene martedì a portarmeli due volte! Quelli di prima e quelli dopo!». «La giornata è questa… guadagni duemila euro al giorno, mille io, mille Gaetano, sto guadagnando ventimila euro al mese, solo la mia parte. Angelo di più!… Angelo viaggia… centomila euro al mese fa!».  

Altra attività redditizia per i clan palermitani anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l’acquisito di puledri di razza. Cosa nostra investe nel settore dell’ippica e avrebbe truccato gare corse in ippodromi di Torino, Villanova d’Albenga, Siracusa, Milano e Modena. In particolare dall’inchiesta, che ha portato anche al sequestro di 12 cavalli, è emerso che l’uomo della cosca nel mondo dell’ippica era Mimmo Zanca, già arrestato in passato, e incaricato di gestire la combine all’interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva. 

Cosa Nostra investe poi anche nel settore dei giochi e delle scommesse, vera e frontiera della economia della criminalità organizzata. E’ un’altra conferma che viene dall’inchiesta della Dda di Palermo. I magistrati parlano di vera e propria corsa all’accaparramento di «punti gioco» e sale scommesse diffusi sul territorio e che operano la raccolta delle scommesse sportive o del gioco d’azzardo on line. Scommesse gestite illecitamente ed attraverso l’utilizzo esclusivo del denaro contante. I boss delle famiglie Fontana e Ferrante fanno cartello e annientano la concorrenza. «Il tutto – dice il giudice – secondo relazioni di tornaconto reciproco, giacché Cosa Nostra può contare su “professionisti” seri ed obbedienti e costoro su una rete di protezione che li mette al riparo dai comuni rischi di impresa».  

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