Beppe Carletti e i Nomadi senza tempo

Di Salvo Pistoia / 19 Gennaio 2019

«Sono e rimarrò eternamente un Nomade». Affermazione chiara e forte, enunciata da Beppe Carletti, leader e fondatore insieme al mai dimenticato Augusto Daolio, dei Nomadi, la band più longeva che il pubblico italiano abbia conosciuto.

Sulla soglia dei cinquantasei anni di vita, la formazione emiliana e di conseguenza il suo leader riconosciuto, continuano una navigazione con rinnovato entusiasmo, al di fuori di qualsiasi logica di mercato e tendenza , senza farsi soffocare dal suono imperante e da ogni sciatteria possibile.

Semplici, schietti e funzionali, la loro storia è stata felice anche quando i discografici si diradavano, quando al termine di un concerto non sapevano se avessero trovato l’organizzatore dietro al palco.

Il ritorno ai numeri che contano durante le loro feste happening, è frutto dell’amore senza limiti di un pubblico ancora affascinato e identificato in una storia irregolare e splendida.

«Questi sono I Nomadi ed io sono Beppe Carletti», pubblicato da Mondadori, è testimonianza di questo viaggio senza tempo.

Augusto Daolio ti definiva un conoscitore di anime umane…

Aveva ragione……….raramente sono stato ingannato dalle presenze che girano intorno alla mia persona, nei vari aspetti se non gradisco ipocrisia e bugie, mi tengo distante da tali comportamenti…

Puoi definire l’appartenenza “Nomadi”…

Il Nomade è semplice di natura, predisposto, al confronto, ad ascoltare, di conseguenza “I Nomadi si muovono su questa onda di vita…

Una tua escursione sulla discografia italiana ripercorrendo gli ultimi trent’anni…

Tutto cambiato……….la discografia che viaggiava e’scendeva nei clubs, nelle cantine, per trovare musicisti interessanti non esiste più. Il discografico odierno è un’impiegato al servizio del talent televisivo e relativa paccottaglia, almeno in Italia…

Il sodalizio artistico con Francesco Guccini…

Una stima reciproca, nata istintivamente senza ricamarci sopra, nata dai nostri stili di vita e dal nostro pensiero…

“Io Vagabondo”, l’inno della vostra storia scritto da Alberto Salerno…

Esperienza indimenticabile……nessuno di noi credeva che la canzone si trasformasse in un “sempre eterno”…

Che prezzo ha libertà…

Non si può calcolare…….come entità artistica ed umana, è costata parecchio, ci possiamo permettere di guardare avanti senza paura e vergogna, fieri delle nostre scelte…

Come siete riusciti ad emergere dal periodo buio della vostra carriera…

Con la dignità che ci ha sempre contraddistinto, per sette anni nessuno veniva ad informarsi sui Nomadi, a proporre iniziative o concerti, ci si muoveva esclusivamente in Emilia e Romagna..

La tua foto di vita insieme ad Augusto Daolio…

Augusto è vivo, accanto a me…

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: beppe carletti cultura nomadi