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Banca e politica: affari a Palermo e coperture a Roma lo strano caso Mps

Di Mario Barresi |

La citazione e l’esposto ai pm «Truffa e falso in bilancio»Eppure, carte alla mano, c’è dell’altro. Non soltanto la citazione presentata dall’avvocato Vincenza Bonaviri per conto dell’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo. Tra l’altro, un’analoga citazione a Mps venne avanzata dall’ex presidente Benedetta Cannata, che poi però chiese a Guido Corso, legale palermitano, di ritirare la costituzione. Scelta motivata in una nota riservata. Fiumefreddo, assieme al governatore Rosario Crocetta, a luglio, ha presentato anche un esposto al procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, per verificare gli «estremi di truffa aggravata, di falso ideologico e di falso in bilancio». Non risultano, al momento, persone indagate.

La vendita del 2006 «a prezzo assolutamente abnorme»Partiamo dall’affare degli affari. Mps, nel 2006, cede a Riscossione Sicilia il 60% del capitale di Montepaschi Serit per 7.488.000 euro; la banca acquista azioni «fino alla quota del 40% del capitale sociale», che Riscossione Sicilia si impegna a ricomprare entro il 31 dicembre 2010. Obbligo poi rispettato 48 ore prima della scadenza. Pagando 13.442.955,20, ovvero quasi il doppio di quanto versato quattro anni prima per il 60%. Ma «uno dei punti dolenti di tutta la vicenda», per Crocetta e Fiumefreddo, è che entrambi i prezzi sono «meramente provvisori». Sarà pure vero che in Sicilia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, ma sta di fatto che la società (e quindi la Regione) sborsa quasi 21 milioni di euro, un «prezzo assolutamente abnorme», che secondo l’esposto ha prodotto «un profitto ingiusto per la banca con un corrispettivo danno per Riscossione Sicilia».

Il mutuo-sanguisugae le altre pendenze

La valutazione delle quote non fu affidata a procedura di evidenza pubblica, ma a «una sorta di due diligence domestica e inevitabilmente interessata». Dunque, per Crocetta e Fiumefreddo, quel prezzo «dissimula ben altro corrispettivo». Sul tavolo dei giudici civili e dei pm, finora, 23 documenti allegati. A partire dal mutuo contratto da Riscossione Sicilia. Erogato – guarda caso – sempre da Mps, a un tasso del 5% annuo (per Equitalia è dell’1%) creando un «addendum mascherato del prezzo di cessione» attraverso interessi sulla scopertura, «ad oggi ammontanti a oltre 60 milioni». Precisamente 63.262.561 euro al 31 dicembre 2015, come interessi passivi di un’apertura di credito di 160 milioni concessa nel 2006 e utilizzata per 126,6 milioni fino al luglio 2007. Per semplificare: nel 2006 Mps e Riscossione hanno un credito di 113 milioni verso i contribuenti, ma anziché una ripartizione in base alle quote azionarie (60% la società regionale, 40% la banca), «si carica tutto su Riscossione», permettendo alla banca di «lucrare sulla esposizione creditoria». Soldi che Riscossione, dai contribuenti, non ha incassato. Ma in 10 anni ha pagato 63 milioni di interessi a Mps.Il “conto” non finisce qui: altri 22,4 milioni delle (profumatissime) consulenze legali nella gestione della banca e da soci; infine i 21,1 milioni dei crediti “ex Gestioni Continentali”, gli ambiti esattoriali della ex Montepaschi Serit «la cui gestione è passata negli anni 1995 e 2001 ad altri concessionari della riscossione».

Crocetta: «Ma il conto non è ancora chiuso»Così si arriva ai 106,8 milioni citati nella relazione semestrale di Mps. Una cifra che per Crocetta «rappresenta soltanto una parte di quanto è costato questo affare fatto sulle pelle dei siciliani». Il governatore annuncia, per mercoledì 17, una conferenza stampa a Palazzo d’Orléans, «l’ennesima operazione-verità di un governo regionale che non si piega ai poteri forti».

Fiumefreddo: «Forti pressioni anche da Palazzo Chigi»Nel 2006, raccontano a Palermo, la cessione di quote di Montepaschi Serit a Riscossione – che all’epoca non dispiaceva a Sivlio Berlusconi, né a Massimo D’Alema – fu sostenuta da Totò Cuffaro, all’epoca governatore.Una storia vecchia? Forse. Ma Fiumefreddo parla di «pressioni politiche fortissime» per far sì che Riscossione Sicilia «torni sui propri passi». Con una sequenza di episodi emblematici, fra marzo e aprile 2016, «avvenuti tutti davanti a testimoni». Prima «il pressing del sottosegretario De Vincenti sul presidente Crocetta per non rimettermi alla guida della società, perché mi ero dimostrato inflessibile avendo già mandato gli atti in Procura». Poi, dopo la nomina di Crocetta, «che non s’è piegato alle pressioni», una «inspiegabile chiusura di Equitalia sull’ipotesi di collaborazione con noi», atteggiamento manifestato in un incontro a Roma nel quale «s’è fatto chiaramente riferimento alla vertenza con Montepaschi come nodo da sciogliere, anche su input di Palazzo Chigi, per potere avviare la partnership». Infine, il faccia a faccia con i dirigenti della banca senese: «All’inizio dell’incontro – racconta Fiumefreddo – io ho chiaramente detto che non intendevo coprire reati, né perpetrarne. Non ci siamo lasciati bene».Un contesto – bancario, istituzionale, ma anche politico – piuttosto opaco. Che racconta, in chiaroscuro, l’ultimo decennio di rapporti Palermo-Roma. E non soltanto. Perché magari in Procura qualcuno potrebbe anche vagliare l’esistenza di un “modello Sicilia” replicato altrove: le agenzie locali di riscossione che, in una certa fase storica, diventarono un salvadanaio occulto. Per ricapitalizzare le banche.

«Non c’è mai stata da parte di Palazzo Chigi alcuna pressione nei miei confronti per rimuovere l’avvocato Antonio Fiumefreddo da Riscossione Sicilia». Così il governatore Rosario Crocetta, parlando con l’ANSA (Agenzia di stampa nazionale), chiude “caso” dopo aver letto alcune dichiarazioni di Fiumefreddo, riportate dal quotidiano “la Sicilia”, su un presunto «pressing del sottosegretario De Vincenti sul presidente Crocetta per non rimettermi alla guida della società, perché mi ero dimostrato inflessibile avendo già mandato gli atti in Procura» nell’ambito della vicenda legata al contenzioso tra la Regione siciliana e Montepaschi di Siena, ex socio di Serit poi diventata Riscossione, società pubblica regionale di riscossione dei tributi. Crocetta aggiunge: «Anzi, quando ho spiegato a Roma l’azione che stavamo portando avanti insieme con Fiumefreddo ho ricevuto incoraggiamenti da parte del governo a proseguire». «In particolare – prosegue – il sottosegretario De Vincenti espresse apprezzamento per il lavoro che avevamo avviato e la necessità di mettere in bonis Riscossione Sicilia». Rispetto poi alla vicenda Montepaschi, «la linea di Fiumefreddo è stata sempre concordata con la Presidenza della Regione ed è stata mia opinione, sempre, di non limitare l’attività all’azione civile di recupero ma di esporre i fatti alla magistratura penale per possibili ipotesi di reato».

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