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Bambino sbranato dai suoi cani a Mascalucia parla la madre: «Non l’ho mai lasciato solo»
Mascalucia. «Avevo il bambino in mano quando uno dei cani, l’unico libero in giardino, all’improvviso, senza motivo apparente, ha aggredito il piccolo cercando di portarmelo via. L’ho difeso, ho combattuto, ma mi ha trascinata sul giardino. Poi sono riuscita a chiudere il cane e sono fuggita fuori casa urlando, chiedendo aiuto con mio figlio tra le braccia, ma è stato tutto inutile».
Ricostruisce così a madre del piccolo Giorgio, il bambino di 18 mesi morto ieri dopo essere stato sbranato ieri da uno dei due dogo argentini che la famiglia teneva in casa da anni a Mascalucia. La donna, indagata per omicidio colposo come atto dovuto dalla Procura di Catania in attesa di compiere l’autopsia, ieri sera si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande dei carabinieri e del Pm. La donna ha rilasciato le dichiarazioni oggi attraverso il legale d’ufficio, l’avvocato Fabio Cantarella.
LA DIFESA DEL PADRE. «Ha fatto il possibile, non ha mai lasciato solo nostro figlio. Lo ha difeso dall’attacco improvviso di uno dei due cani, che ha trascinato per terra anche lei, lasciandole delle ferite da trascinamento sul corpo. Non ha alcuna colpa. È distrutta e piange, non riesce a dire altro, ma non sopporta di passare per una madre disattenta». Si schiera con la moglie il padre del piccolo morto ieri. «La vicina di casa – spiega ancora – urla dopo avere visto mia moglie con il figlio in braccio, e non prima. Noi siamo certi di questo: lei non ha lasciato mai per un secondo nostro figlio». Sul motivo dell’attacco del cane, tuttavia l’uomo non riesce a fornire una spiegazione: «erano da tempo con noi, uno era chiuso nel recinto, non hanno mai dato segnali di aggressività».
IL VIDEO DELL’ABITAZIONE – FOTOGALLERY – INTERVISTA ALL’AVVOCATO
IL DESTINO DEI CANI. I due cani si trovano attualmente in un canile privato convenzionato con il comune, come disposto dal vicesindaco Fabio Cantarella in raccordo con l’Asp di Catania e la Procura. «Resteranno lì 10 giorni per un controllo – spiega Carmelo Macrì, direttore del servizio veterinario dell’Asp di Catania – Bisogna fare delle verifiche per stabilire se hanno la rabbia e possono trasmetterla. Essendo sotto sequestro giudiziario il loro futuro sarà stabilito dal magistrato».
Tre le ipotesi: «La prima è l’abbattimento – spiega Macrì – La seconda quella di essere affidati a un centro di riabilitazione, già abbiamo avuto diverse richieste da parte di associazioni animaliste per avere affidati i cani per il recupero. Per l’ultimo potrebbe essere deciso di mantenerli in vita in un centro. Tutto questo dipenderà da come reagiranno gli animali».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA