Nella Valle della Conca d’Oro, tra i golfi di Palermo e Temini Imerese, c’è una delle città tra le più popolose della Sicilia che ha dato i natali a illustri esponenti delle arti: da Ignazio Buttitta a Renato Guttuso, passando per Giuseppe Tornatore, Ferdinando Scianna e Mimmo Pintacuda.
Qui, dietro una città a dire il vero non troppo curata nell’aspetto urbanistico, il cinema ha trovato pane per i suoi denti: da Nuovo Cinema Paradiso all’ultimo spot di Dolce e Gabbana con Sofia Loren, Bagheria è stata, ed è spesso, location di set cinematografici. Merito delle sue numerose ville settecentesche (la maggior parte delle quali private, ma visitabili) che le sono valse l’appellativo di “città delle ville”.
Il lettore di giornali, bronzo raffigurante Renato Guttuso
La più antica tra queste è Villa Butera (1658), oggi prestigiosa sede comunale, e la sua Certosa, ma valgono una visita le numerose dimore nobiliari disseminate sul terriitorio: Villa Trabia, Villa Ramacca, Villa Valguarnera, Villa Galletti Inguaggiato, Villa San Cataldo, Villa Villarosa, Villa Sant’Isidoro, Villa Aragona Cutò, Villa Spedalotto (nel vicino comune di Santa Flavia) dove è stato girato il film Johnny Stecchino con Roberto Benigni. La più suntuosa tra le ville bagheresi è certamente Villa Valguarnera (1712- 1780) edificata dai Principi Valguarnera ed ancora oggi di proprietà dei loro eredi, i Principi Alliata di Villafranca. La principessa Vittoria è ancora “guida” per tutti quei visitatori che decidono di trascorrere qui qualche ora e persino giorno, perché in questa sontuosa villa affacciata sul mare (particolarmente suggestiva la balconata tra il golfo di Termini Imerese e il Monte Catalfano) e che per un periodo è stata abitata una giovanissima Dacia Maraini, è possibile pernottare nelle foresterie. La Villa, edificata su progetto di Tommaso Maria Napoli e terminata da Giovan Battista Vaccarini (che progettò i nuovi prospetti e la sala ovale al piano nobile), ha un linguaggio architettonico di matrice berniniana e una chiarezza compositiva vicina agli esempi più avanzati del settecento italiano.
Villa Valguarnera
Vicino Villa Valguarnera c’è un’altra importante dimora settecentesca di grandissimo valore, Villa Palagonia, detta anche Villa dei Mostri per i “guardiani” di pietra da cui è circondata. Edificata come sede di villeggiatura nella prima metà del 1700, sempre dall’architetto Napoli, è l’emblema più importante di architettura barocca suburbana della Sicilia. La sua notorietà è legata alle 200 statue di calcarenite dalle sembianze bizzarre (musici e figure deformi), di cui ne restano solo una sessantina, volute da Francesco Ferdinando II, principe di Palagonia, detto Il negromante. Anche gli interni – in cui ancora oggi sono visibili i lussuosi marmi scolpiti dal Gagini e il soffitto ornato di specchi e vetri dipinti – erano arredati in modo inusuale, e per questo qualcuno ipotizzò che il principe fosse matto, altri che così esorcizzasse la sua bruttezza, altri ancora che quelle mostruosità fossero frutto di studi alchemici.
Villa Palagonia
Di recente riapertura, dopo un anno e mezzo di lavori di restauro, Villa Cattolica: il complesso monumentale frutto di trasformazioni e adattamenti di un’antica masseria fortificata con torre e baglio, appartenente prima ai borghesi, poi ai Padri Carmelitani di Palermo, quindi alla famiglia Bonanno che l’acquistò nel 1736 per farne residenza estiva. Dal 1973, grazie alla generosa donazione di alcune opere da parte del pittore bagherese Renato Guttuso, Villa Cattolica è la Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Bagheria, che negli anni si è arricchita grazie alle ulteriori donazioni di Fabio Carapezza Guttuso, erede del Maestro e curatore del nuovo allestimento. L’imponente collezione consta di 1.500 opere, esposte tra il primo e il secondo piano, tra cui 50 dipinti, 60 disegni, l’unica grande scultura di Guttuso intitolata l’Edicola (1965), e poi ancora 70 dipinti, 8 sculture e 30 disegni dei maggiori protagonisti del panorama artistico del XX secolo, provenienti dalla collezione privata dell’artista. All’interno del Museo Guttuso è anche possibile visitare unasessione sul cartellonismo cinematografico, una di etnografica e una sulla fotografia e libri d’autore. Il giorno di Santo Stefano, in cui ricorreva il 105° anniversario della nascita di Renato Guttuso che riposa nel giardino della Villa all’interno dell’arca monumentale realizzata da Giacomo Manzù, sono stati in seimila a visitare il Museo Guttuso rinnovato: più tecnologico e accessibile, con una nuova pavimentazione esterna, un nuovo impianto di illuminazione, un ascensore, delle postazioni touch screen e un sistema di rilevazione delle polveri e delle temperature.
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