PALERMO – Il Consiglio di Presidenza dell’Ars, presieduto da Giovanni Ardizzone, ha fissato a 240 mila euro lordi il tetto degli stipendi del personale del Parlamento siciliano, dando mandato alla rappresentanza permanente per i problemi del personale di procedere alle trattative con le organizzazioni sindacali. Il Consiglio ha respinto la proposta dell’esponente del Pd, Anthony Barbagallo, di fissare il tetto massimo a 160 mila euro, pari a quello votato dall’Ars nei giorni scorsi per i dirigenti della Regione siciliana. Di fronte alla bocciatura della sua proposta, Barbagallo ha abbandonato la seduta del Consiglio di presidenza. In una nota il presidente Ardizzone sottolinea che il tetto dei 240 mila euro omnicomprensivi l’anno, parametro previsto dal decreto Renzi, è stato deliberato «nel rispetto della Costituzione italiana e dello Statuto siciliano». «Pur consapevoli che si sarebbe potuto fissare un tetto più alto, così come la stessa normativa nazionale consente per gli organi di rilevanza costituzionale, quale l’Ars, – spiega Ardizzone – si è ritenuto opportuno concorrere alla riduzione della spesa pubblica». “SALVI” I PENSIONANDI. Ma il tetto di 240 mila euro stabilito dal Consiglio di presidenza dell’Assemblea non scatterà immediatamente per tutti i dipendenti: una norma transitoria, per la cui adozione il Consiglio delega alla rappresentanza permanente che tratta con i sindacati, permetterà a chi ha già maturato i requisiti per la pensione a domanda e a chi è vicino a maturarli, e i cui trattamenti economici superano l’importo di 240 mila euro, di mantenere la posizione economica in godimento, anche se entro un limite temporale. Chi ha già i requisiti per la pensione manterrà la posizione attuale per un periodo massimo che sarà fissato nell’accordo sindacale, oltre il quale il trattamento economico è riportato a 240 mila euro; chi non ha ancora maturato i requisiti per il pensionamento a domanda manterrà il trattamento attuale fino alla prima data di maturazione del diritto alla pensione; «superato tale termine – si legge nella bozza della delibera – il trattamento economico è riportato a 240 mila euro». Il tetto dei 240 mila euro lordi scatterà dal primo agosto di quest’anno per il segretario generale, per i consiglieri parlamentari e per il personale delle rimanenti carriere. «Le tabelle economiche – si legge ancora nell’atto del Consiglio – saranno aggiornate con decorrenza 1 gennaio 2018». LA RABBIA DI CROCETTA. «L’Assemblea siciliana ha gli stipendi più alti d’Italia. Avere fissato il tetto per il personale a 240 mila euro non può trovare alcuna giustificazione. Ancora una volta si dirà che la Sicilia è la terra dei privilegi», è stata la reazione di Crocetta di fronte all’ok del consiglio di presidenza dell’Ars al limite di 240 mila euro per gli stipendi dei dipendenti. «È un errore clamoroso», sostiene il governatore che aveva tentato di equiparare gli stipendi del personale dell’Ars a quelli della Regione siciliana (qui il tetto è di 160 mila euro), inserendo una norma nella manovra ter, che però era stata dichiarata improponibile dagli uffici della Presidenza dell’Ars sulla base delle prerogative che lo Statuto speciale dà al Parlamento in materia di trattamento economico del proprio personale. «Il tetto di 160 mila euro fissato per i regionali non è un numero a caso – spiega Crocetta – abbiamo stabilito questa soglia in base a uno studio, che colloca la Regione siciliana nella media del Paese. Il tetto più alto apparteneva al Lazio con 200 mila euro, ma ora il primato va, purtroppo, all’Assemblea siciliana». Crocetta ha aggiunto: «Il medico pietoso fa morire il malato, in una situazione di grave crisi economica e finanziaria bisogna avere il coraggio di assumere decisioni dure». «Avere fissato il tetto a 240 mila euro e non a 160 mila euro – ha detto ancora – è una occasione perduta, mi dispiace. Siamo prigionieri di una burocrazia che non vuole toccati i privilegi, occorre una maggiore autorevolezza da parte del Parlamento perché faccia rispettare le proprie prerogative».