Aragona, esplode vulcanello alle Maccalube Muoiono due fratellini di sette e dieci anni

Di Redazione / 27 Settembre 2014

La tragedia è accaduta intorno alle 11 del mattino quando improvvisamente uno dei vulcanelli della riserva delle Maccalube di Aragona è esploso inghiottendo un uomo e i suoi due figli di 7 e di 9 anni. L’uomo, Rosario Mulone di 46 anni, è riuscito a sopravvivere, la bimba di sette anni, Laura è stata recuperata quando era già cadavere, mentre il bambino di 10 anni, Carmelo è stato recuperato dopo sette ore di frenetiche ricerche. I vulcanelli si trovavano in cima alla collina della riserva di Macalube, l’esplosione ha provocato quello che viene definito «il ribaltamento»: la collina in sostanza è collassata su se stessa, creando un’area fangosa con un diametro di alcune centinaia di metri. Al momento dell’esplosione il genitore con i due figli si trovava proprio sulla collina, mentre altri turisti erano più lontani. Chi ha assistito alla scena è sotto choc.

CROCETTA CHIUDE LA RISERVA. Intanto il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, ha ordinato alla Protezione civile e al dipartimento Ambiente della Regione di sospendere immediatamente gli accessi nella riserva Macalube di Aragona.

IL COMPLEANNO. La famiglia distrutta nella tragedia ad Aragona, con l’esplosione di un’intera collina nella riserva dei vulcanelli, oggi festeggiava il compleanno di 9 anni del bambino scomparso tra la montagna di fango e detriti. Era stato proprio il festeggiato a chiedere al padre di portarlo a vedere quello strano e affascinante fenomeno naturale. Il genitore aveva così deciso di andare nella riserva Maccalube con i due figli. La bimba di sette anni è morta.

LEGAMBIENTE. «Non avevamo registrato un preallarme di alcun tipo, mezz’ora prima i nostri operatori erano sulla collina dei vulcanelli e tutto era normale. All’improvviso poi è accaduta la tragedia». Lo ha detto Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente, e direttore della riserva Macalube di Aragona.

SEI ANNI FA L’ULTIMA ESPLOSIONE VIOLENTA. Risale a sei anni fa l’ultima violenta esplosione dei vulcanelli nella riserva Maccalube di Aragona, istituita nel 1995 e gestita da Legambiente Sicilia. Le maccalube, dall’arabo maqlùb terra che si rivolta, sono un esempio del fenomeno geologico denominato «vulcanesimo sedimentario». L’area si trova a circa 15 Km da Agrigento. Tra il 2002 e il 2008, le maccalube o «vulcanelli» sono state al centro di un fenomeno che ha prodotto profonde fenditure nel terreno e la formazione di una vasta collina a seguito di forti esplosioni con riversamenti di quantità enormi di argilla e fango. Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto a pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie, trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua leggermente salata a temperature comprese tra i 20 ed i 25 °C, che danno luogo a un cono di fango la cui sommità è del tutto simile a un cratere vulcanico. a volte il fenomeno assume carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas e acqua scagliato a notevole altezza.

L’ULTIMO ALLARME AD AGOSTO. La collina delle Macalube di Aragona ad agosto è stata interessata da una nuova attività parossistica e in via precauzionale era stata sospesa ogni attività di fruizione. L’attività parossistica di degassamento ha comportato la scomparsa di alcuni vulcanelli di fango e la formazione di una serie di fratture che hanno interessato la superficie della collina. E infatti Legambiente ha ritenuto di apporre il divieto di accesso all’area ai visitatori e soprattutto ai curiosi consigliando loro di «mantenersi a debita distanza dalla collina».

«SERVE UNA CENTRALINA». Ed è sempre ad agosto che i dirigenti di Legambiente che gestiscono la riserva di Aragona avevano chiesto alla Regione di acquistare una centralina di monitoraggio: «Se a distanza di quasi venti anni dall’istituzione della Riserva, si decidesse finalmente a dotarla di una centralina di monitoraggio geodetico anche in modalità discontinua, in grado cioè di sfornare periodicamente dati reali sullo svolgimento sotterraneo del fenomeno, di rilevare qualsivoglia anomalia e di consentire, conseguentemente, all’Ente gestore di svolgere il proprio lavoro in assoluta sicurezza ed ai visitatori di non trovarsi sulla collina nel momento sbagliato».

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Tag: altre-notizie vulcanelli