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Appalti-mignon e gare sospese, il flop della “Consip siciliana”
E fu così che nacque la Cuc, centrale unica di committenza della Regione. La madre di tutte le centrali appaltanti, con in pancia gare per quasi 1,5 miliardi per la fornitura di beni e servizi.
Ma la montagna, finora, ha partorito minuscoli topolini. Basta andare sul sito della Cuc. Gli appalti assegnati sono tutti nell’elenco del 2016. Fra i quali “acquisizione in noleggio di n.15 macchine fotocopiatrici full-service” per il Dipartimento del Turismo (27,691 euro); “Servizio di pulizia del sito della Segreteria generale della Presidenza della Regione” (44.856,88 euro); “Fornitura di sedute per gli uffici del Servizio 6” (6.748,36 euro). Soltanto briciole. L’unico appalto di un certo rilievo è quello sulle coperture assicurative: 19.474.400 per quattro lotti.
Per il resto è un lunghissimo elenco di gare “in corso” , “in aggiudicazione” o “revocate”. Un flop dovuto in parte alla fisiologica difficoltà di chiudere le procedure per gare da centinaia di milioni di euro, spesso tempestate da ricorsi e intoppi burocratici direttamente proporzionali alla posta in gioco.
Sono in corso (o in aggiudicazione) quasi tutte le gare bandite tramite Cuc. Molte delle quali riguardano la sanità: gestione e manutenzione delle apparecchiature elettromedicali (202,4 milioni), fornitura di aghi e siringhe per le Asp e ospedali (28,7 milioni), medicazioni generali (32,3 milioni), gli “ausili per incontinenza e assorbenza” (gli ormai mitici pannoloni: 114 milioni), il ritiro-trasporto-smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi (24,5 milioni), 6,2 milioni per consulenti dell’assessorato alla Salute. Di minore impatto gli appalti extra-sanitari: 3,5 milioni per cancelleria e risme di carta.
Ma la parte più interessante riguarda le gare finite nel congelatore. La più importante è quella sui servizi di pulizia in tutte le strutture del Servizio sanitario regionale: un piatto, ghiottissimo, da 355 milioni in cinque lotti. Il Cga ha accolto il ricorso delle piccole e medie imprese, riunite nella Fnip, sospendendolo perché ha ritenuto che favorisse i “big” del settore, a danno dei piccoli.
E fin qui sono incidenti di percorso che possono anche starci. Ma sono ancor più curiosi i casi di altri appalti bloccati. Uno è quasi “autobiografico”: 31.716.783,39 euro per il “servizio di erogazione in modalità SaaS di una piattaforma informatica per la gestione delle procedure telematiche di gara della Cuc”. L’avvocato Fabio Damiani, dirigente della Cuc, ha sospeso l’iter con un’insolita motivazione legata al «dibattito sorto all’interno delle istituzioni regionali dopo la pubblicazione del bando», citando la corrispondenza intercorsa tra Sicilia e-Servizi e l’assessorato all’Economia» e definendo «necessaria» una «attività di verifica della procedura». Tutto bloccato, anche perché nella «corrispondenza» c’è una nota di Antonio Ingroia, amministratore unico della partecipata regionale che si occupa dei servizi informatici. L’ex magistrato segnala la difformità rispetto al sistema della Consip, il rischio di «look- in» («rimanere prigionieri del fornitore»), ma soprattutto la circostanza che Sicilia e-Servizi ha in pancia professionalità e sistemi (come il Sae) per gestire il servizio e la capacità di farlo a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di un privato. E sottolineando come nessuno, durante la stesura del bando, avesse chiesto il suo parere. L’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha espresso più di un dubbio sulla capacità della società di garantire il medesimo sevizio messo a gara, a causa di una piattaforma desueta e di carenza di personale e anche l’amministratore della società digitale ha ammesso le difficoltà a garantire i servizi.
Un paio di settimane fa, sussurrano a Palermo, Baccei e Ingroia hanno avuto un faccia a faccia chiarificatore. E chissà se avranno parlato pure di una futura maxi-fornitura per la gestione delle banche-dati della Regione con un sistema di cloud. Da esternalizzare a multinazionali di Tlc o da gestire in house con la nuova Sicilia Digitale?
Ma un altro caso che crea imbarazzo è un bando-fantasma. Quello relativo alla cartella sanitaria elettronica, per il quale sarebbe stato previsto un importo di circa 3,7 milioni. Ma senza che all’assessorato alla Salute sia mai arrivata una richiesta sull’effettivo fabbisogno. Tant’è che l’assessore Baldo Gucciardi ha prodotto una «comunicazione» all’assessorato al Bilancio, per precisare la scelta di affidarsi a Sogei, la società del ministero dell’Economia, anche perché «non prevede alcun onere finanziario per la Regione». Risultato: il bando non è mai uscito.
L’amministrazione regionale ha aderito attraverso l’ufficio informatica e il dipartimento panificazione strategica ai servizi di sussidiarietà per il fascicolo sanitario elettronico con una lettera congiunta dei due responsabili delle strutture. I servizi sono resi a titolo gratuito da Sogei mentre le attività di collegamento con le singole asp saranno curate dall’ufficio informativa con le risorse Po-Fesr.
La Cuc, va ricordato, è stata al centro di uno dei tanti scontri fra Baccei e Rosario Crocetta. Il quale sostiene che «con 6 miliardi di euro di appalti centralizzati Consip, la Sicilia perderà 7,5% di Pil». Veridicità dei calcoli a parte, il punto è politico: «La Sicilia deve utilizzare una propria piattaforma informatica per le gare telematiche, affidata a un soggetto pubblico e non a privati e lo può fare mediante Sicilia e-Servizi». E poi, non a caso, nella finanziaria poi diventata “light” Crocetta voleva anche «trasformare in Dipartimento» la Cuc, che deve avere un livello di autonomia che la renda al di sopra di ogni sospetto». Perché «la Centrale non può dipendere da un assessorato. Deve avere un livello di organico vero e una responsabilità precisa». Ma intanto, al di là delle competenze, la Centrale unica siciliana è ferma al palo.
Twitter: @MarioBarresi
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