Aci Castello (Catania) – Il sindaco di Aci Castello, in provincia di Catania, spiega di aver modificato il regolamento di polizia urbana nel suo comune a tutela dell’incolumità delle persone che frequentano le piazze. Tutelarla da che? Dai ragazzini che giocano a pallone e che, come i ragazzini di tutto il mondo, se c’è da tirare forte tirano, se c’è da tentare un pallonetto lo tentano, se c’è da liberare l’area “alla viva il parroco”, calciano via il pallone senza pensarci due volte.
Eh no, dice il sindaco, così non si può, perché l’attaccante tira e becca in faccia il nonno che legge il giornale, il fantasista prova il “cucchiaio” e il pallone si smorza sulla carrozzina del neonato. Per non parlare della signora del secondo piano che deve chiudere la finestra per evitare che il pallone, scagliato lontano dal difensore, finisca tra le stoviglie.
Eh no, ha detto ed ha scritto il sindaco, Filippo Drago, basta. Ed ha cambiato il regolamento. Ma non quello di polizia urbana, come spiega il provvedimento, ma del calcio on the road, che è tutta un’altra storia. Anzi, è la storia. Perché, comprendendo, si capisce, le buone ragioni del sindaco e le preoccupazioni di mamme, nonni, bambini e finestroni, qui accade che l’unica parte sana di quello che fu il gioco più bello del mondo, rischia di sparire, di essere imbrigliata, diessere ridotta alla dimensione di una play station. Orrore.
Ci si scherza su, ma non troppo. L’amara considerazione, cui lo stesso sindaco non si sottrae, è che le nostre città fatte a misura di auto e smog, dovrebbero recuperare spazi per vivere, per respirare, per correre e per far tirare ai ragazzini, che sono la nostra speranza, delle straordinarie pallonate. Come accadeva un tempo, quando si giocava nelle strade, nelle piazze e qualche volta, capitava sì, il pallone (un Supertele per molti, un San Siro per i più fortunati…) finiva in faccia ad un povero passante. E così crescevano i Pelè, i Mazzola, i Rivera. Oggi è solo tiki taka e anche il sindaco dice: i ragazzi giocando con moderazione impareranno ad essere Messi. Sarà, a noi sale la nostalgia per il roccioso Burgnich e un passato glorioso. Quello di un calcio che rischia di sparire anche dalle piazze.
Andrea Lodato