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Amanda Sandrelli: «Contro la paura serve la cultura»

Di Luigi Mula |

«La Sicilia è una terra straordinaria capace di accogliere; la gente di Lampedusa, poi, ha fatto qualcosa di straordinario quando si è vista davanti delle persone in difficoltà. Ecco, io vorrei pensare che questo sia il nostro Paese».

Si accende la speranza nella voce di Amanda Sandrelli quando parla dell’Isola. La nota attrice e regista romana si trova, infatti, in Sicilia con lo spettacolo “Culture contro la paura” in scena questa sera alla Valle dei Templi di ad Agrigento (domani al Teatro di Verdura a Palermo e domenica al Museo Salinas della Capitale Italiana della Cultura 2018).

Si tratta di un concerto-spettacolo , organizzato da CoopCulture, in cui le melodie trasversali dell’Orchestra Multietnica di Arezzo (Oma) fanno da sfondo agli interventi commoventi di Amanda Sandrelli che legge brani tratti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani ed alle voci coinvolgenti di Brunori Sas e di Paolo Benvegnù. Al telefono la Sandrelli è un fiume in piena quando si parla di migranti. È così, dalla Dichiarazione Universale alla “Ubaldo Diciotti” le chiedo:

-Quant’ è importante oggi parlare di diritti dell’Uomo?

«E’ impressionante rileggere la Dichiarazione alla luce di quello che sta accadendo in Italia in questi ultimi mesi. Ci accorgiamo che in molti articoli essa è stata disattesa. E come quando mi chiedono: ma lei è ancora femminista? Io vorrei rispondere che mi piacerebbe molto non esserlo più, che ci fosse una parità di diritti per le donne, per chi viene da un altro Paese e, in generale, per tutti gli esseri umani. Ma ancora c’è tanta strada da fare. La Sicilia è un avamposto, un territorio molto esposto all’accoglienza. Mi sembrava necessario venire sull’Isola per un progetto così importante».

-La cultura, quindi, per combattere la paura?

«Continuo ad essere convinta che la paura viene dalla non conoscenza della realtà, della verità, dei fatti. Sono convinta che se tutti vedessero alcuni fotogrammi dei video che sono stati mandati a Papa Francesco forse nessuno avrebbe più il coraggio di trattare i migranti come se fossero solo dei numeri o degli invasori».

– Uno spettacolo di impegno civile, dunque?

«L’arte ha il potere di avvicinare il pubblico. Non credo che il nostro lavoro possa cambiare il mondo, ma ci auguriamo che almeno una parte del pubblico esca dallo spettacolo con una disposizione migliore verso l’immigrazione. Nel senso che non ci siano preconcetti, che ci sia un’apertura diversa verso il fenomeno e un tentativo di capire per cercare di contribuire tutti a risolvere il flusso migratorio che è diventato un’emergenza umanitaria. Serve avvicinare le persone a delle storie. Se nel mio lavoro, che è fatto di comunicazione emotiva con gli spettatori, non ci fosse, anche, un impegno sociale e civile, mi sentirei un po’ fuori posto. Sono lavori che ti aiutano a trovare un senso in quello che fai in un mondo che, a guardarlo da fuori, fa anche paura. Poi,(sorride) faccio delle commedie che fanno anche ridere. Ci vuole anche questo!»

– Il senso di Amanda per la Sicilia?

«Ho raccolto con piacere l’invito di officine per la cultura per questo lavoro in Sicilia. Bisogna leggere un romanzo straordinario come il Gattopardo per capire la Sicilia ed i siciliani; una terra straordinaria capace di accogliere e di emozionare. La gente di Lampedusa, poi, ha fatto qualcosa di straordinario quando si è vista davanti delle presone in difficoltà. Ecco, io vorrei pensare che questo sia il nostro Paese. Gli italiani in passato hanno rischiato la vita nascondendo gli Ebrei in cantina e oggi, invece, hanno il coraggio e la forza di accogliere la gente, anche se non hanno più posto dove ospitarli. Perché, quando una persona la guardi in faccia e capisci che ha passato l’Inferno, non si è più capaci di rimandarla indietro».

-Quindi, abbiamo ancora una speranza?

«Mi arrabbio con gli adulti che tolgono la speranza ai giovani. All’Africa è stato tolto il futuro. Ed io le ho viste le persone che non hanno più speranza; questa è la cosa più brutta che si può fare ad un essere umano, ed è quello che molti potenti vogliono. Finché c’è una speranza l’essere umano combatte. Con Action Aid l’ho vista l’ Africa. In Malawi, paese devastato dall’Aids, ho capito che noi non sappiamo nulla della povertà. Il nostro concetto di povertà è molto distante da quello che c’è in Africa. Racconto un banalità: i bambini raccolgono i brandelli di sacchetti di plastica, li mettono insieme con un filo da cucire e fanno dei palloni per giocare. Invece di parlare, bisognerebbe ascoltare e piuttosto che giudicare bisognerebbe capire».

Ricordiamo che tra cinema e teatro, Amanda Sandrelli, si è imposta nel panorama artistico nazionale e internazionale anche con la regista: tra le tante cose ha diretto il documentario “Piedi x Terra”che racconta, appunto, della sua esperienza con Mobwuto, il bambino malawita adottato anni prima con ActionAid Italia. La regista ha anche diretto uno spettacolo dal titolo: Il Piccolo Principe e l’Aviatore” ispirato al racconto di Antoine de Saint –Exupéry: “Mai dire ai bambini non sono capaci – sottolinea infine – I bambini sono capaci di tutto, sono dei semi . Penso che gli adulti cinici siano dei bambini che hanno dimenticato la loro infanzia e sono invidiosi di chi se la porta dietro, la conserva, la protegge e se ne prende cura”. Amanda Sandrelli diventa malinconica al telefono e, prima di salutarci, mi dice: «L’amore è prendersi cura di qualcosa, di qualcuno, del diverso. Tutto il resto sono stupidaggini».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA