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Alfio Garozzo, la scomparsa di un Puntese doc e di un pezzo dell’arte del carretto siciliano

Di Redazione |

San Giovanni La Punta (Catania) – I suoi carretti siciliani li ha curati, custoditi ed esibiti al pari di gioielli preziosi, di quelli che si tengono in cassaforte e si tirano fuori nelle occasioni importanti. Erano un po’ questo i carretti siciliani per Alfio Garozzo, un Puntese doc, un siciliano appassionato, molto conosciuto nell’hinterland etneo, di professione commerciante ortofrutticolo e agrumicolo, scomparso di recente all’età di 83 anni anche a causa del Covid. Con lui scompare un pezzo dell’arte carrettiera, uno dei simboli dell’iconografia folcloristica siciliana. Una passione quella per il carretto che Garozzo aveva cominciato a coltivare, non ancora trentenne, accanto al suocero Turi Faro; da lui aveva imparato che l’amore per quella forma d’arte poteva essere una forma di passione per la propria terra e per il proprio territorio, un modo per tramandare nel tempo gli usi e i costumi più autentici.

Da lì, la scelta più avanti negli anni, di avere dei carretti propri con i quali partecipare a sfilate folkloristiche, sagre e feste di paese, come la festa di S.Alfio a Trecastagni, o la Vendemmia di Viagrande. Il carretto di Garozzo è un affresco di Sicilia, con i colori, gli intagli, i dipinti e i ricami di testali e bardature che richiamano tutto il calore e la tradizione di cui quest’Isola è capace.

Non a caso il carretto più importante della collezione era stato affidato, per i decori, alle sapienti mani del maestro di Aci Sant’Antonio, Domenico, “Minicu”, Di Mauro che di quel mezzo a due ruote aveva fatto il fiore all’occhiello di Alfio Garozzo. Tutto il resto era curato e seguito nei minimi particolari, compreso l’abbigliamento del carrettiere e la bardatura del cavallo Mosè, che per volontà della famiglia sarà donato ad un Centro ippico con la finalità dell’ippoterapia.

Grazie al suo carretto Garozzo era diventato un personaggio tanto da essere tra i protagonisti di documentari realizzati sulla tradizione dell’arte carrettiera, di spot pubblicitari, e tanto da aver “scarrozzato” anche Giorgio Panariello in occasione della tappa catanese di “Torno sabato e tre” nel 2003, un cameo quest’ultimo di cui andava molto fiero. Alla moglie e alle tre figlie adesso il compito di continuare a custodire questi piccoli gioielli del patrimonio folkloristico siciliano, che nel suo ricordo, faranno ancora bella mostra di sè.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA