Alfio Bonanno, tra memoria e natura

Di Redazione Vivere / 20 Maggio 2017

L’artista della natura torna in terra natìa. Le opere di Alfio Bonanno, l’artista di origini siciliane considerato tra i massimi esponenti di Land Art, da lunedì esporrà al Radicepura Garden Festival. La personale dell’artista, curata da Gianluca Collica, è intitolata Un uomo d’alto fusto, arte/natura, autoritratti, Sicilia 2017 e sarà aperta al pubblico fino al 22 luglio. La mostra, inserita all’interno del percorso espositivo del Festival organizzato al parco Radicepura di Giarre, è realizzata con opere prodotte dall’artista nell’ambito del programma di residenza Herbarium, coordinato dalla Collicaligreggi di Catania e promosso dalla Fondazione Radicepura.

Nato a Milo nel 1947 e trasferitosi in Australia a soli 4 anni, Alfio Bonanno per questo progetto torna in Sicilia, a pochi chilometri della sua casa natale. Un impatto emotivo enorme sul quale l’artista, che oggi vive in Danimarca, ha costruito un progetto che lega lontane memorie alle esperienze maturate nel suo percorso di sperimentatore.
Ogni opera allestita è storia del mondo e personale. Dietro ogni specie di piante utilizzata c’è il racconto dell’uomo: un seme mosso dal vento, dalla pioggia o da un qualsiasi animale, ma anche una stiva, la tasca di un migrante o un popolo antico. Ma anche memoria personale: il padre contadino, la sofferenza di una vita difficile, la Montagna e lo splendore della natura sicula.
La prima delle due opere monumentali, esposta nella corte, è Là dove riposano le lucertole, una struttura realizzata con piante di vitis vinifera. Il titolo ricorda un’esperienza vissuta dall’artista nel paesaggio siciliano, e anche se si mostra apparentemente precaria e in qualche modo aggressiva, si lascia vivere e scoprire attraverso le sue aperture, diventando spazio di memoria e riflessione, omphalos di una terra, la Sicilia, che è mito eterno.

All’interno del parco botanico è installata Fossili, forme sopra dimensionate di natura scomparsa, ma comuni nel paesaggio siciliano, realizzate con un intreccio di canne ricoperto con materiale terroso. L’opera fa parte di un ciclo di lavori dedicati a reperti fossili incontrati durate le perlustrazioni che l’artista realizza quotidianamente. Le grandi conchiglie disegnano un paesaggio ancestrale, surreale e straniante, di una natura che li conserva gelosamente come memoria di una origine lontana. Tutori di un mondo fantastico, intimo e mutevole, quanto di una natura che nel tempo si riapproprierà dell’attenzione a lei sottratta, ricoprendo i fossili di strati della sua esistenza.

“Fossili”, installazione di Alfio Bonanno

All’interno della Fondazione sono esposte opere come Fragmenti, realizzata con rami del vorace Minicucco (bagolaro dell’Etna, Celtis Aetnensis ) che, appoggiati gli uni sugli altri, disegnano un’immagine dinamica e astratta, apparentemente instabile e al tempo stesso tenacemente aggrappata alla parete, e Nido, un intreccio di rami della stessa pianta che definisce una struttura sospesa di forma ellittica, una sorta di ricettacolo di pure sensazioni generate all’interno di uno spettro sensibile ampio e personale. Le opere dal carattere più intimo e biografico sono Tavolo, realizzata con oggetti ed elementi naturali fissati nel tempo dalla sabbia lavica etnea, e il dittico realizzato con foglie d’agave essiccate e stirate che dà titolo alla mostra: Un uomo d’alto fusto.

L’opera Spirale, realizzata con le spine di acacia, è memoria del percorso complesso e tortuoso che conduce alla conoscenza del mondo e dell’esistenza, mentre Autoritratti è un ciclo di lavori su carta, realizzati con pigmenti naturali e inchiostri, attraverso l’utilizzo di strumenti improvvisati e sottratti al paesaggio ritratto. In queste pitture sensibilità e mondo naturale diventano un unicum, e si mostrano al pubblico come ritratti del fare e del sentire, di un uomo d’alto fusto.
La mostra è visitabile tutti i giorni, dal 22 maggio al 22 luglio, dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).

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