Il tour
A Palermo e Taormina l’inno al vitalismo di Mannarino
Al Teatro di Verdura di Palermo (il 31 agosto) ed al Teatro Antico di Taormina (l'1 settembre) gli appuntamenti estivi della fortunata tournée, legata all'ultimo disco "Apriti cielo" uscito a gennaio, che ha già venduto oltre 45mila biglietti e che continua a riscuotere uno straordinario successo di pubblico
Dopo Noto, torna in Sicilia dal vivo Alessandro Mannarino con due concerti al Teatro di Verdura di Palermo (31 agosto) ed al Teatro Antico di Taormina (1 settembre) inseriti tra gli appuntamenti estivi di “Apriti Cielo Tour”, la tournée che ha già venduto oltre 45mila biglietti e che continua a riscuotere uno straordinario successo di pubblico. “Apriti cielo” è il titolo del quarto album di Mannarino, uscito il 13 gennaio e anticipato dai singoli “Apriti Cielo” e “Arca di Noè”. Il disco ha debuttato al 1° posto della classifica Fimi dei dischi più venduti, su Spotify ha già superato i 3 milioni e 700 mila streaming e su YouTube i videoclip di “Apriti Cielo” e “Arca di Noè” hanno già più di 5 milioni di view. Un disco intenso e controcorrente nella sua genuina verità che ha molta Sicilia dentro essendo stato registrato al Sonora Studio di Vincenzo Cavalli a Scordia con la coproduzione del cantautore messinese Tony Canto. Ai cori come sempre la catanese, di radici scordiensi, Simona Sciacca. È merce rara essere “nazionalpopolare” facendo una ricerca artistica rigorosa, probabilmente questo è il più grande pregio di Mannarino che, con questo quarto album, riesce ancora una volta nell’intento.
Tony Canto e Alessandro Mannarino
L’artista romano su “Apriti cielo”: «Ogni disco rappresenta una ricerca, il raggiungimento di una nuova consapevolezza ed è per questo che ogni mio lavoro è così diverso da quello precedente. In ogni album vado alla scoperta di nuove storie, nuovi territori e nuovi personaggi da raccontare. Ad esempio, ne “Il bar della rabbia” ho cercato di raccontare la vita di un bar che vedevo di fronte a casa, con gente che beveva e giocava a carte. Mi è venuto spontaneo ambientare lì i miei racconti in musica, attraverso le storie di ribellione di tutti quei personaggi che popolavano questo bar, come la prostituita o l’ubriacone. Il tema della ribellione è un tema a me molto caro e ne ho parlato anche nel disco successivo, “Supersantos” raccontando di Maddalena, che invece di essere madre, martire o vergine, è una donna che sfida pure Dio per la carne, l’amore e la passione che sente, e di Marylou, una donna che vende l’amore a tutti i marinai del porto. In “Al monte” ho cercato di raccontare, invece, la fuga dalla società e dagli schemi che impone indagando di più sull’identità umana. Per questo, il disco si conclude con l’immagine di un uomo e una donna che fuggono dalla città e si ritrovano sulla cima di un monte come a significare il fatto che ciò che resta siamo noi, gli esseri umani. Questo disco è fatto volutamente di sonorità cupe perché volevo raccontare la fuga dalla città e la lotta con i miei “mostri” che crollavano poco a poco per lasciare spazio all’umanità».
Con l’ultimo album “Apriti Cielo”, Mannarino ha voluto continuare il discorso con cui aveva concluso il disco precedente e immaginare cosa ci fosse “aldilà del monte”. «Questo è un disco che è nato ed è stato ispirato dai molti viaggi che ho fatto in questi ultimi anni, soprattutto in Sud America. Di questi luoghi apprezzo molto la concezione della musica, considerata come un qualcosa che serve a comunicare con il corpo e arriva prima al corpo e poi alla testa. Il mio intento, quindi, è quello di unire la scrittura cantautorale a ritmi che invitino a ballare. Il disco è un inno al vitalismo e alla spinta vitale che determina ogni singola vita, caratterizzato da un sound internazionale, con ritmi che rimandano a Bahia, all’Africa e a New Orleans e che attinge al rock, al folk al romanesco e al blues. La mia musica si ispira ad una frase di Vinicius De Moraes “il samba è una tristezza che balla”. E’ un album che cerca la bellezza con dolce disperazione, un’allegria non vuota e frivola bensì piena, che sceglie il bello come possibilità di salvezza. Questo è il messaggio che ho voluto trasmettere».
Il tour estivo sarà molto rinnovato rispetto a quello primaverile nei palasport. Mannarino: «Ho cambiato alcuni arrangiamenti, la scaletta (ho pensato, ad esempio, di eliminare qualche lento e lasciare spazio a brani più ritmati che si abbinano di più alla stagione estiva) e la scenografia, che è più alleggerita rispetto a quella che ho portato in giro nel tour indoor che partiva da una situazione più teatrale, alle mie spalle il palco ricostruiva un macchinario che rappresentava la nostra parte razionale, per me la metafora della nostra mente, sul quale avvenivano proiezioni “fantastiche” che volevano essere la rappresentazione dei sogni, della fantasia dell’irrazionale, come una sorta di continua lotta tra la razionalità e l’immaginazione. Durante l’estate i musicisti e la musica saranno al centro».
La differenza tra i pezzi dell’ultimo disco e quelli dei dischi precedenti si sente molto nel live. Mannarino: «È una questione di composizione diversa: sono brani più maturi, nati per i concerti grazie all’esperienza che negli anni ho acquisito nell’esibirmi. Le canzoni di primi dischi erano più intime e pensate per una dimensione più teatrale. Brani del nuovo disco come “Babalù” e “Arca di Noè” in concerto funzionano alla grande, anche più del disco. In particolare Arca di Noè è stata una sorpresa, ho sempre pensato che fosse difficile riproporla dal vivo per tutti gli strumenti e le sonorità che contiene, invece ha una resa incredibile.
Rispetto al disco che è pura creatività, il live è qualcosa di più perché il rapporto con il pubblico è istantaneo. Nei concerti di Mannarino si balla molto, grazie anche a tutte le influenze “internazionali” presenti in “Apriti Cielo”. «Sono convinto che il concerto non sia una performance che serve a mostrare le mie abilità, piuttosto è un’urgenza di comunicare con il mio pubblico che arriva proprio dalla voglia di fare qualcosa assieme ai miei fan, renderli partecipi al 100% del mio concerto perché credo che il live funzioni solo se si instaura empatia con chi viene ad ascoltarmi». Sul palco con il musicista romano ci sono dodici fortissimi elementi che danno l’anima per lo spettacolo: Mauro Refosco alle percussioni, Renato Vecchio e Antonio Vitali ai fiati, Puccio Panettieri alla batteria, Alessandro Chimenti, Giovanni Risitano, Paolo Ceccarelli alle chitarre, Niccolò Pagani al basso e contrabbasso, Mauro Menegazzi alle tastiere e fisarmonica, Simona Sciacca alla voce, e Lavinia Mancusi voce e violino.
Il progetto di questo spettacolo nasce da un’idea di Alessandro Mannarino, sviluppata e disegnata da Cromantica, Fabiana Zanardi ed Edoardo Patanè con il supporto di Lemonandpepper. I biglietti per le due date siciliane del Tour di Mannarino sono disponibili nel circuito di prevendite abituali e su internet agli indirizzi ticketone.it e ctbox.it. Infoline: 0957167186.
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