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A Catania il maggior numero di aziende nell’e-commerce

Di Pierangela Cannone |

Le imprese locali, comunque, stanno mostrando tanta voglia di fare e di esserci, anche in rete, nonostante la crisi economica e nonostante la concorrenza sleale, sempre più incessante. «Catania rappresenta il 35% delle imprese e-commerce della provincia, con 191 attività online su circa 3.526 del settore commercio, spiega il direttore di Confesercenti Catania, Salvo Politino. È risaputo come oggi l’e-commerce sia un’opportunità di sviluppo per imprenditori è commercianti, perché il mercato di sbocco si è spostato dal tradizionale esercizio di vicinato a una potenziale clientela che abbraccia tutto il territorio nazionale, europeo e mondiale.

Ciò ha permesso alle aziende che si sono adoperate in questo settore di incrementare, in molti dei casi, il proprio fatturato. Anche se molte operano nell’e-commerce pur non avendo dichiarato il proprio codice Istat specifico per il loro commercio su internet, sfuggendo così alle statistiche. Il numero delle imprese online, quindi, è sicuramente maggiore di quello raccolto».

Occorre porsi, però, anche qualche domanda su quello che è stato l’impatto del digitale negli ultimi cinque anni. Un fenomeno così innovativo come l’e-commerce, infatti, calato in un contesto commerciale abbastanza problematico come quello locale, ha sicuramente destabilizzato gli equilibri di più settori. «Ha inciso soprattutto sull’attività di quei negozi che non sono riusciti a offrire ai clienti servizi differenziati, afferma Emanuele Spampinato, vicepresidente nazionale Assintel (associazione imprese per l’Italia) e consigliere nella giunta di Confcommercio Catania con delega all’Innovazione. La Confcommercio in quest’ultimo biennio sta offrendo ai propri associati la possibilità di seguire corsi di formazione per imparare a stare in rete, perché non basta essere presenti su Facebook e su eBay, ma occorre saperli gestire. È risaputo come le imprese della ristorazione e della ricettività siano in rete già da parecchi anni. Ma chi oggi può avere maggiori benefici dalla propria presenza nel digitale sono soprattutto i negozi di abbigliamento, di design e di accessori che hanno già una loro identità fisica e che devono fare il salto di qualità proiettandosi in rete, e integrando le due esperienze».

L’abbigliamento, in particolare, è il settore che deve imparare di più ad affrontare la rivoluzione dell’e-commerce perché si trova di fronte a competitor molto forti come le grandi piattaforme di vendita di Privali, Zalando e Wish. «Queste offrono la possibilità di reso gratuito e, alcune, addirittura, restituiscono anche il denaro in caso di acquisto sbagliato, prosegue Spampinato. È chiaro come il negozio locale non possa competere di fronte a queste realtà. L’impresa catanese, quindi, deve essere capace di catturare l’attenzione del potenziale cliente ed invogliarlo a prenotare un’esperienza di prova reale. Magari può anche prevedere l’acquisto online e la consegna a casa, ma che sia fatta da un commesso che dia la merce al cliente e che si complimenti con lui. Insomma, si deve offrire qualcosa in più rispetto alle grandi piattaforme nazionali. Competere con queste è sbagliato perché sarebbe un gioco a perdere».

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