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A 105 anni dalla nascita di Guttuso riapre a Bagheria villa Cattolica

Di Giuseppe Fumia |

Le opere esposte sono 1500 tra dipinti, disegni e sculture non solo di Renato Guttuso, ma anche di altri protagonisti del panorama artistico del XX secolo. E poi le altre sezioni, come quella sul cartellonismo cinematografico, sulla pittura di carretto, sulla fotografia. Un percorso museale arricchito ulteriormente dalle donazioni di altri artisti o da acquisizioni, come ci riferisce la curatrice Dora Favatella Lo Cascio, che ha diretto il museo per tanti anni ed è fedele esecutrice della volontà del Maestro. “Guttuso – sottolinea la Favatella – voleva che l’originaria Galleria fosse rappresentativa dell’arte moderna e contemporanea e che quindi continuasse ad acquisire opere di altri artisti”.

Pertanto, oltre alla collezione di Guttuso, a cominciare dai dipinti giovanili, e alle tele degli artisti del ‘900 ospitate nel piano nobile, troviamo al secondo piano, “Il Novecento e momenti contemporanei” in cui sono presenti installazioni e opere di artisti contemporanei, appunto. Grazie poi alla migliore organizzazione degli spazi sono riemersi dalla polvere dei magazzini e disposti in bell’ordine opere di Pasquarosa, Derek Hill, Tebano, Enzo Assenza ed altri. Si è trovato anche spazio per due grandi quadri di Guttuso che Fabio Carapezza, curatore degli archivi guttusiani, ha fatto arrivare al museo martedì scorso. Sono “Folla allo stadio” del ’65 e “Le mani di Lin Piao” del ’70. Quest’ultima opera sistemata nella sala dedicata al tema Politica.

Le emozioni forti si provano soprattutto al piano nobile dove nella prima sala campeggiano gli oli su tela giovanili che Guttuso tenne gelosamente nella sua casa romana fino alla morte. E poi “Ritratto del padre agrimensore” del 1966 e via via le altre fino a “Nella stanza le donne vanno e vengono”, l’ultima opera alla quale l’artista lavora nella primavera-estate 1986.

“Una sfida importantissima per tutta la città di Bagheria – sottolinea il sindaco, Patrizio Cinque – Il Museo Guttuso è l’oracolo della cultura bagherese, da cui deve partire la rinascita culturale della città”.

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