Il personaggio
50 sfumature di rossazzurro
E’ quasi terminata l’operazione di street art "50 volti per il Cibali", ideata dallo speaker radiofonico Emanuele Rizzo e affidata ai pennelli di Andrea Marusic che sta arricchendo il muro perimetrale esterno della curva sud e della tribuna B dello stadio di Catania che il 24 novembre compie 80 anni. Marusic: «Racconto il senso di appartenenza alla città»
Adesso, che è quasi finito, provate ad immaginarlo. Durante una giornata invernale, all’ora del tramonto, con il vento di tramontana che soffia freddo dall’Etna a rendere l’aria tersa e la visuale ottimale. Ed è proprio alla Montagna che sembrano rivolgersi i volti ritratti sui duecentodieci metri del muro perimetrale esterno della curva sud e della tribuna B, attraversando quasi l’intero tracciato della parte superiore della via Cifali. Provate ad immaginarlo mentre, alla vostra sinistra, scorrono le sagome riprodotte sol fondo grigio (simile a quello dei palazzi barocchi del centro storico) adesso mezzo busto, ora a tre quarti, dalla mano ferma di Andrea Marusic, attraversando uno dopo l’altra le curve della memoria della nostra vita rossoazzurra.
Marusic e l’effige di Angelo Massimino, cui è intitolato lo stadio etneo
Quella che il murale Cinquanta volti per il Cibali ha inteso fissare in una fotografia che racconta, insieme alla storia della squadra di calcio cittadina, una storia più profonda e irrimediabilmente legata alla prima: quella della totale identificazione tra un popolo, i calciatori che ne hanno indossato le gloriose maglie a strisce verticali rosso e azzurre e i dirigenti – gli uni e gli altri scelti dai tifosi attraverso un sondaggio lanciato dal promotore dell’iniziativa, Emanuele Rizzo, condivisa e sostenuta dalla redazione di Quelli del Catania ’46 (Radio Lab), dagli autori di Tutto il Catania minuto per minuto e dal Comitato Géza Kertesz – che ne hanno scritto le pagine entrate nel libro dei ricordi. Tra qualche anno, nell’intento dei promotori, potrebbe essere ampliato (per questo la curva nord è stata lasciata libera).
Marusic con Filippo Solarino (a sinistra) di “Tutto il Catania minuto per minuto” partner dell’iniziativa, e Emanuele Rizzo (a destra), ideatore dell’iniziativa e, alle loro spalle, le vecchie glorie rossoazzurre
E poiché a Catania lo sport non è solo calcio, ci dice Rizzo, “al Comune verrà proposto di realizzare un altro murale, magari in via Fava, con i volti dell’Alidea e della Paoletti di pallavolo, e della Jolly Componibili”. Tornando ai Cinquanta Volti, non si tratta necessariamente dei più importanti: è fresca la polemica sollevata dall’amministratore delegato Pietro Lo Monaco per il mancanto inserimento tra i cinquanta, oltreché di se stesso, del presidente Nino Pulvirenti. Questo, forse, perchè la storia del rapporto tra la squadra e la città non è mai stato condizionato dalla categoria in cui temporaneamente si trovava a militare, esistendo a prescindere e con una intensità, un coinvolgimento, una immedesimazione che, semmai, sono aumentati nei monenti più anonimi e pregni di difficoltà. Così, accanto ai protagonisti dei memorabili anni ’60 – Facchin, Hansen, Danova, Prenna, Cinesinho, Calvanese, Vavassori -, ai catanesi della fine degli anni ’70, agli eroi degli spareggi dell’Olimpico nell’83, a quelli della più recente e fortunata lunga stagione della serie A, troverete Loriano Cipriani, centravanti degli anonimi campionati prima della tentata radiazione del ‘93, castigatore implacabile del Palermo con il suo destro imprendibile sul calcio di punizione.
Rossazzurri 1982-1983: Angelo Crialesi, Roberto Sorrentino e Claudio Ranieri
Adesso, che è quasi finito, se ne può ammirare, oltre alla maestosità dell’insieme che emerge evidente – certificata dal fatto che si tratta del più lungo murale a tema unico realizzato da un unico artista, in Italia – non appena si arrivi nello spiazzo antistante lo stadio, la cura dei particolari. Le soluzioni stilistiche trovate da Andrea Marusic. Quel rigore delle forme, il rispetto della simmetria interna ai singoli blocchi, il tratto che si addolcisce sui volti, riprodotti nonostante le foto ai quali sono stati ispirati spesso fossero usurate dal tempo. Nell’insieme, rendono l’idea di una realizzazione in movimento, che si srotola nello spazio ma anche nel tempo, raccontando una storia sviluppatasi lungo un arco temporale ampio a sufficienza da raccontare anche gli stili e le mode che cambiavano, sia nell’aspetto dei calciatori e dei dirigenti, che nelle maglie da gioco: da quelle degli esordi, con le strisce orizzontali strette, a quelle più larghe e dall’azzurro meno acceso degli ultimi anni.
I ritratti di Davide Baiocco e Peppe Mascara
«Per me, che non sono uno sportivo, né un appassionato di calcio – ci dice Andrea Marusic, una laurea con centodieci e lode all’Accademia di Belle Arti, artista di punta della scena di urban art cittadina – l’idea è stata quella di raccontare, attraverso il murale, il senso di appartenenza alla città. Il fatto che ci sia una commistione ammantata di sacralità nel rapporto tra il catanese e il Catania, al punto che le stagioni della vita siano state scandite dalle vicende calcistiche, è un elemento talmente forte che non poteva non essere valorizzato. Ma lo sa che durante i lavori si sono avvicinate diverse persone anziane, trattenendo a stento le lacrime? Perché il volto di questo o quel calciatore, la maglia usata negli anni ’60 o quella con il numero otto di Mastalli, ricordavano loro momenti particolari della loro vita».
I ritratti di Lulù Oliveira e Orazio Russo
Il fatto è che non ci dice nulla di nuovo, Marusic, con questa sottolineatura: il calcio, da sempre, pur essendo la cosa più importante tra le cose meno importanti (la caustica definizione che ne diede l’Avvocato Agnelli), esprime la razionalità e l’irrazionalità dell’animo umano, e dunque tutte le categorie del vivente. Al punto che non può essere raccontanto – e, di contro, nemmeno capito – da chi, come insegnava Josè Mourinho, sa solo di schemi, ripartenze e contropiedi. Uno che, quanto a sperimentazione e destrutturazione dei linguaggi la sapeva lunga, come Carmelo Bene, diceva che l’arte la si ritrova in una rovesciata di Van Basten tanto quanto in uno scritto di De la Croix, perchè l’arte deve solo superare se stessa.
Le esultanze di Gionatha Spinesi e Pasquale Marino
«Non c’è dubbio, e l’arte – continua Marusic – il cui compito è raccontare, magari per metafore, la vita, trova nel calcio la metafora per eccellenza. Per me, poi, si è trattato di chiudere un cerchio: cominciai negli anni Novanta proprio qui – indicando il muro esterno della curva sud – con le giornate della creatività studentesca: eravamo in cinquanta, a riqualificare il perimetro esterno. Adesso, con l’aiuto prezioso di mia moglie Graziella, da solo ho raccontato con cinquanta volti una parte fondamentale della storia recente della città», e mentre lo dice il volto si illumina di un sorriso. Che lo ripaga dei ritardi, dei piccoli e grandi ostacoli, sotto forma di tornelli che andavamo rimossi e jersey divisori spostati che sono rimasti lì, disturbando il lavoro; di piante da potare che non sono mai state potate, i cui frutti cadendo hanno imbrattato i volti, costringendolo a rifarli; dei cancelli d’ingresso al settore ormai arruginiti, con l’azzurro che si distingue appena: restassero così, sporcherebbero l’opera. Ma dal Comune, che l’opera l’ha patrocinata, assicurano che tutto sarà risolto. Magari, poi, si troverà anche il modo per illuminarli durante la notte.
Da sinistra Emanuele Rizzo, Andrea Marusic e Nino Solarino
Allora ritorniamo a quel tramonto, oggi solo immaginato. Ai volti che raccontano i migliori anni della nostra vita rossoazzurra, a sinistra, e all’Etna imbiancata di neve sulla destra. E mentre immaginiamo, ci viene in mente che il 24 novembre saranno ottant’anni dalla inaugurazione dello stadio Cibali. Non state sentendo, anche voi, qualcosa agitarsi dentro lo stomaco?
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