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”1995” e la “liscìa” di Lorenzo Fragola ”X Factor e Sanremo una grande scuola”

”1995” e la “liscìa” di Lorenzo Fragola ”X Factor e Sanremo una grande scuola”

L’intervista al cantante etneo: “Catania nel cuore”

Di Mariella Caruso |

Milano. Da buon catanese è dotato di una “liscìa” innata, «per me – confessa – un modo alternativo di vivere il momento», che alterna alla timidezza tenuta faticosamente a bada dall’intenso gesticolio delle mani e da quell’anello con cui gioca nervosamente, e va di pari passo con il suo amore per la musica. Per il quasi ventenne (li compirà il 26 aprile) Lorenzo Fragola, dopo la vittoria nell’ottava edizione di X Factor e l’esperienza all’Ariston, è arrivata anche la pubblicazione di 1995, primo album da studio. Tredici pezzi, compresi The reason why (già doppio platino) e Siamo uguali (disco d’oro), scritti con la collaborazione, tra gli altri, di Ermal Meta, Fedez, Nek, A/J dei Saint Motel e Tom Odell. «In questi pochi mesi mi sono successe tante cose. Ma se X Factor è stato una grande scuola, il Festival di Sanremo è stato molto più formativo: un frullatore dal quale ho imparato a reggere la tensione e, prima di tutto, a essere consapevole che riuscivo a farlo. All’inizio è stato un po’ difficile affrontare tutto, ora però mi sto godendo il fatto di fare quello che mi piace senza pensare più di dover dimostrare a tutti costi di essere bravo», ammette Fragola appena dopo aver firmato le prime copie del disco in un negozio milanese invaso dalle fan. «Il trauma è stato firmare il primo disco perché – spiega con un mezzo sorriso – l’unica pagina libera della copertina l’ho utilizzata per i ringraziamenti». Che sono tanti, corredati dalle motivazioni e scritti a caratteri quasi microscopici, perché «era l’unico modo per farceli entrare tutti». Ci sono quelli doverosi ai produttori (Fabrizio Ferraguzzo e Fausto Cogliati), agli autori, alla casa discografica (la Sony che mette in palio il contratto a X Factor), agli amici e alle amiche catanesi, a Fedez, alla mamma, al fratello, alla famiglia e anche alla città di Catania con la quale, afferma, non ha cambiato rapporto. «Continuo ad andare a prendere di notte i cornetti in via Napoli, a fare le mie passeggiate ad Acitrezza. Gli amici veri sono rimasti gli stessi e non è cambiata l’opinione che hanno di me. Semmai ho dovuto combattere il pregiudizio di chi, non conoscendomi, pensava che io fossi troppo pieno di me. Ma ormai non mi interessa più, e a queste persone rispondo con un sorriso». Di sorrisi, non di quelli contro i pregiudizi, Lorenzo Fragola – che firmerà le copie di 1995 l’11 aprile a Etnapolis e il 12 alla Mondadori di Palermo («Mi aspetto un’accoglienza calorosa») – dovrà farne tanti. I primi sono stati per Fedez, «che mi ha detto chiaramente quando stavo per fare una cazzata»; per A/J dei Saint Motel autore di Close my eyes, «che ho conosciuto a Sanremo, mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto di fare qualcosa insieme. Io non avrei avuto il coraggio di avvicinarlo»; per Nek «che, ancora prima di Sanremo, mi ha mandato Da sempre dandomi licenza di stravolgerla affinché la sentissi mia» e per Tom Odell che ha scritto per lui Rest, il prossimo singolo dell’album che mescola canzoni in italiano e in inglese. «Ascolto sia musica italiana sia inglese e mi piace scrivere in entrambe le lingue. Usarne una soltanto sarebbe stato limitante. Così come sarebbe stato limitante fare un disco tutto arrangiato nello stesso modo, per questo ho scelto sonorità molto diverse tra loro», spiega rivelando anche come «il brano più difficile da fare è stato la cover di Dangerous di David Guetta che ho stravolto così tanto che quasi non si riconosce». La canzone, però, alla quale Fragola è più affezionato è Who am I, che poi è l’unica firmata esclusivamente da lui, «una di quelle che tenevo nel cassetto e che ho scritto tutta d’un fiato in un momento pieno di dubbi». Dubbi che in tanti hanno espresso vista la sua giovane età. «È per rispondere a queste persone che ho intitolato l’album 1995 – spiega –. Mettere in copertina il mio anno di nascita è il mio modo di espormi, di dire chi sono e quello che faccio. Perché adesso riesco a farlo. Non ero pronto quando mi presentai a X Factor la prima volta senza passare nemmeno la prima selezione. Quella è stata una grande sconfitta, ma non ero ancora pronto a condividere le mie emozioni con gli altri. Anche alla prima audizione di quest’edizione, in realtà, ho avuto la tentazione di andare via. Poi ho deciso che era arrivato il momento di espormi». Non è che, adesso, Lorenzo abbia archiviato tutte le sue paure. «Sono ancora tante e immotivate come quelle di ogni altro ventenne – rivela –. La più grande è quella di non riuscire a vivere al meglio tutto ciò che la vita può offrirmi». Una vita che ha deciso di continuare nella sua città. «Al momento sono spesso in viaggio, ma penso di trasferirmi definitivamente a Catania. Lì c’è un posto dove mi piacerebbe cantare (ma non dico quale), magari con Mario Biondi che è uno di quelli che sento più spesso. Da una nostra chiacchierata mi sono ispirato per il tatuaggio che ho fatto sul braccio. Cosa c’è scritto? Non lo dico. L’ho scritto in greco proprio per poter raccontare a ognuno una storia diversa». Con la “liscìa” di un catanese doc.

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