Un messaggio, sia in veste di assessore alle Politiche Sociali e Pari Opportunità del Comune di Aragona, ma anche in qualità di donna ma soprattutto di madre ha lanciato Stefania Di Giacomo Pepe.
“Era un giorno di festa, il 13 maggio del 2015, che si è trasformato in un giorno da dimenticare – scrive la donna – per una bambina di soli 11 anni di Aragona. La storia dell’orrore di una bambina interroga tutti noi e anche il comune per quanto è di sua competenza. La vicenda, che è trapelata solo adesso, ci ricorda che il tema delle violenze sui minori e sulle donne in particolare, continua ad essere di stretta e drammatica attualità. Troppi sono gli episodi di violenza sulle donne, di bullismo, di violenza domestica e di “aggressioni sessuali” ai danni di minori che da tempo si verificano, ma che quando accadono nel nostro Paese, ci lasciano impietriti, sgomenti, ma che, puntualmente, vengono dimenticati se non da chi li ha subiti.
Purtroppo i reati di violenza sessuale sono ancora assai poco denunciati, rimanendo in vigore il pregiudizio che la vittima è invece colpevole e deve vergognarsi di ciò che le è capitato. Ma, Luce (così chiamerò quella bambina, oggi una ragazza di 15 anni) ha avuto il coraggio e la forza di ricostruire il suo dramma alle autorità competenti, grazie soprattutto all’aiuto della famiglia e della madre in particolare, che ha spronato la bambina, affinché trovasse la forza di denunciare i suoi aguzzini. In nome di una giustizia che si auspica non tarderà ad arrivare. Una madre, che mi ha raccontato tutto il suo dolore, la sua sofferenza, la sua rabbia ma soprattutto la sua delusione nei confronti di un Paese rimasto indifferente, dinanzi ad un atto così vile ed indegno. Una madre che sta combattendo non solo per la figlia, per sé, ma anche e soprattutto per tutte le bambine vittime di violenza, rimaste impunite perché, a differenza loro, non hanno avuto il coraggio e la forza di denunciare.
La legalità deve essere anche lotta per l’educazione civica, per la cultura del rispetto degli altri e di contrasto alla solitudine in cui cadono le vittime di quegli episodi. Legalità, sicurezza, prevenzione, stretta vigilanza del territorio, “diffusione dell’altruismo”. Basta, girare la faccia dall’altra parte. Purtroppo l’impunità dei persecutori è garantita dalla vergogna e dal silenzio delle vittime e dal volgere lo sguardo altrove dei testimoni. Infatti, la comprensione e la solidarietà degli esterni, l’ascolto non giudicante, la capacità di non voltarsi dall’altra parte relegando nella solitudine, nel silenzio e nell’impotenza le vittime e i testimoni coinvolti, sono le prime medicine. Una madre che si sente in obbligo di informare le persone dell’esperienza di sua figlia anche per poter aiutare altri che potrebbero trovarsi nella stessa situazione. Una madre che nonostante tutto cammina a testa alta, grazie (paradossalmente) al sostegno ed al sorriso di quella bambina (la cui fanciullezza si è fermata quel maledetto giorno) oggi adolescente, diventata grande troppo presto, e che nonostante la grande cicatrice indelebile ed invisibile che porterà dentro il suo cuore, è una ragazza che pian piano, ha ripreso le redini della sua vita, cercando di ricostruirla, come un puzzle, pezzo dopo pezzo…. Per comporre un bellissimo quadro! Mi auguro che possa completarlo, al più presto!”.