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Valle dei Templi, boom di visite notturne

In una sola settimana sono stati venduti 3.029 biglietti

Di Redazione |

Valle dei Templi aperta la notte, si parte con il “botto”. Dal 13 al 19 luglio, quindi durante la prima settimana di accesso in ore serali alla zona archeologica, il Parco ha fatto registrare 3.029 ticket venduti. Molti, anche considerando i 670 biglietti che vennero venduti nella prima sera della rassegna per il cinema archeologico. Un trend in crescita, quello degli accessi notturni che dimostra la bontà dell’iniziativa e la volontà, dei turisti e dei cittadini, di vivere la Valle in modo diverso dal solito. “Per noi rimane fermo sempre il medesimo obiettivo – spiega il direttore del Parco, l’architetto Giuseppe Parello – ovvero consentire soprattutto agli agrigentini e a coloro che vengono dal resto della provincia di fruire dell’area del Parco non necessariamente per finalità culturali, ma anche di semplice ‘piacere’ di trovarsi in un luogo di grande bellezza, lontano dalle autovetture e dal caos”. In tal senso alcuni timidi segnali positivi giungono ad esempio da un’altra iniziativa, ovvero quella degli “abbonamenti” per accedere al Parco. Ad oggi, infatti, ne sono stati venduti 130, dei quali alcuni a unità familiari. Sulla “Valle by night”, comunque, si continua a puntare moltissimo, anche per aumentare la quantità di visitatori. Nel 2015 il dato degli accessi serali era stato infatti di 47mila ticket venduti. L’anno precedente, nel 2014, l’asticella delle rilevazioni si era fermata a 42mila visitatori, quindi cinquemila accessi in meno. Il tutto, tra l’altro, senza promuovere grandi eventi ma offrendo comunque, soprattutto al pubblico “locale”, un “cartellone” che possa quantomeno fare da “cornice” al vero contenuto, che è la Valle dei Templi. Le aperture notturne, va però ricordato, sono oggi possibili solo grazie all’autonomia finanziaria di cui gode il Parco, che gli consente quindi di gestire gli straordinari del personale e garantire servizi aggiuntivi all’utenza che tutti gli altri siti culturali agrigentini non potranno, oggi, nemmeno lontanamente programmare in assenza di risorse.

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