Agrigento – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Angelo Carità, avvenuto a Licata (Agrigento) il giorno di Pasquetta. I Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, in esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto per omicidio emesso dalla Procura della Repubblica di Agrigento, hanno arrestato un 61 enne di Ravanusa (Agrigento), ritenuto l’esecutore materiale dell’efferato omicidio di Carità, un imprenditore 61 enne, ucciso a Licata la mattina di Pasquetta di quest’anno, durante un agguato a colpi di arma da fuoco. “Le incessanti indagini dei Carabinieri, durate sei mesi, oltre a basarsi su preziose immagini di telecamere di video-sorveglianza acquisite durante il sopralluogo sulla scena del crimine, hanno visto recentemente la svolta quando nel corso di una perquisizione, l’indagato è stato trovato in possesso di un giubbotto sul quale gli specialisti dei Carabinieri del RIS hanno trovato tracce di sangue riconducibili alla vittima dell’omicidio”, dicono gli inquirenti.
E’ Orazio Rosario Cavallaro, 61 anni, di Ravanusa (Ag), l’uomo fermato per omicidio volontario e porto abusivo di arma da fuoco. Altre due persone risultano indagate per favoreggiamento. «Cavallaro ha agito su commissione, è stato un killer pagato da qualcuno oppure ha ucciso per ricambiare un favore», ha detto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio durante la conferenza stampa convocata al quinto piano del tribunale di via Mazzini. Cavallaro, pregiudicato e sorvegliato speciale, avrebbe preso un’auto dei familiari e dal finestrino ha sparato all’indirizzo di Carità che era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giovanni Brunetto. «Nel corso delle intercettazioni – ha spiegato il procuratore aggiunto Salvatore Vella che, insieme al pm Simona Faga ha illustrato i dettagli dell’operazione – è emerso un collegamento con il primo omicidio commesso dalla vittima. Stiamo sviluppando questa pista investigativa».
Le immagini degli impianti di video sorveglianza, collocati a presidio di alcuni esercizi commerciali della via Palma, a Licata (AG), hanno avuto nell’inchiesta un ruolo determinante: investigatori e inquirenti hanno potuto vedere le fasi concitate dello spietato agguato. Il materiale video ha consentito anche di ripercorrere il tragitto compiuto dalla vittima negli attimi precedenti all’omicidio. I carabinieri hanno ricostruito, dunque, la presenza di un’auto intenta sia a pedinare per un breve tratto di strada la vittima che ad effettuare alcuni passaggi davanti all’abitazione di Carità. La perquisizione domiciliare effettuata nei confronti del sospettato, in quanto utilizzatore del veicolo, ha permesso di scovare un giubbotto, simile a quello indossato dal killer e visibile nel video, che aveva sulla manica destra delle piccole macchie di sangue. Gli esami del Ris di Messina hanno confermato che le macchie sul giubbotto non erano che tracce ematiche riconducibili alla vittima dell’omicidio.