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Srr Ato4 Agrigento Est: concordato preventivo all’esame del Tribunale per evitare il fallimento

Il presidente "Dopo varie diffide, siamo pronti a fare gli atti di precetto ed i decreti ingiuntivi ai Comuni soci che non pagano"

Di Redazione |

La società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti Ato 4 Agrigento Est rinnova il consiglio di amministrazione e spera che entro l’anno la sezione fallimentare del Tribunale di Agrigento autorizzi l’ammissione al concordato preventivo, lo strumento di regolamentazione della crisi e dell’insolvenza previsto dalla legge per evitare il fallimento. La società di gestione dei rifiuti degli 11 Comuni del versante Est della provincia vive da anni una situazione di grave crisi ed il fallimento è da mesi dietro la porta. La scorsa primavera è emersa la possibilità di intraprendere il percorso del concordato preventivo.Il consiglio di amministrazione della società, con apposita delibera, decise di avviare la procedura di ammissione in continuità aziendale e il Tribunale a maggio ha autorizzato il percorso nominando un commissario giudiziale. Ma per andare avanti e portare a termine la procedura era necessario definire con delle conciliazioni i rapporti con i lavoratori che negli anni hanno dato vita a delle vertenze di lavoro e redigere i piano di rientro da parte dei Comuni soci esposti nei confronti della Srr. Per la sottoscrizione c’è stata una corsa contro il tempo visto che senza la definizione di questi ulteriori passaggi il piano sarebbe stato lacunoso ed avrebbe esposto la società al fallimento.

Pendolino riconfermato presidente del Cda

Oggi il presidente del consiglio di amministrazione, Giuseppe Pendolino, nel frattempo riconfermato in questa carica (gli altri componenti sono Giordana Bonanno e Marinella Notonica), si dice fiducioso: “Il Tribunale nei giorni scorsi ha chiesto ulteriore documentazione – ci dice – dobbiamo consegnarla entro il 10 novembre e poi aspettare l’ammissione. Ho accettato di continuare a fare il presidente del Cda per dare continuità al percorso che abbiamo intrapreso”.Per comporre e portare a termine la procedura di concordato preventivo sono al lavoro da mesi alcuni professionisti esterni: si tratta dell’avvocato Giuseppe Minio che cura la parte giuslavoristica, il ragioniere Pietro Carlino che si occupa della consulenza del lavoro, il dottore Mario Turturici che ha redatto il piano industriale di concordato, la dottoressa Simona Bennici che si occupa di attestare la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano posto alla base del ricorso. Questo gruppo di lavoro è coordinato dal professore Carlo Bavetta, che cura i rapporti con il tribunale e con il commissario giudiziale.

È una fase molto delicata di attesa per tenere in vita una società che a causa della superficialità di molti Comuni, che sono soci, clienti del servizio e debitori allo stesso tempo, rischia di fallire. Il presidente Pendolino si è convinto che adesso bisogna usare le maniere forti per mettere in riga i Comuni e non fare affossare la società pubblica: “Dopo varie diffide – ci dice – adesso siamo pronti a fare gli atti di precetto ed i decreti ingiuntivi. Senza i piani di rientro non possiamo salvare la Srr. Il problema è che tra gli Enti insolventi non ci sono solo Comuni in dissesto. Anzi – continua – pur in difficoltà finanziaria c’è chi paga, come il Comune che amministro e quello di Favara”.

Chi paga e chi no

Pendolino ci riferisce che «il Comune di Agrigento sta pagando regolarmente, mentre quello di Licata sta cominciando a farlo». È chiaro che il piano che adesso è sottoposto alla valutazione del Tribunale, ha dovuto prevedere anche una prospettiva di continuità aziendale e una rimodulazione dei costi. Il cammino del concordato non si definirà comunque con il solo via libera della sezione fallimentare del Tribunale di Agrigento: il commissario giudiziale porterà il piano all’esame dei creditori ed a questi toccherà approvarlo in via definitiva. In caso di bocciatura non ci saranno alternative all’avvio della procedura fallimentare. In quest’ultimo caso c’è un grosso rischio per i Comuni soci, com’è accaduto circa due anni fa nel fallimento di una società d’ambito a Palermo. Il Tribunale fallimentare in quella occasione ha promosso un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, dei commissari e dei Comuni soci.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA