Sempre emergenza
Segnalati problemi seri all’hotspot di Lampedusa
I dipendenti della cooperativa Badia Grande che gestisce la struttura non hanno ricevuto lo stipendio e qualcuno si è anche licenziato
Sono stati segnalati problemi alquanto seri all’interno del centro di accoglienza hot spot di contrada Imbriacola e questa volta, non solo per colpa del numero elevato di migranti ospitati. A gestire il centro da qualche mese è la cooperativa Badia Grande di Trapani. Già alcune settimane fa dei dipendenti ci avevano segnalato di non ricevere lo stipendio regolarmente e di essere costretti a dei continui cambi di mansioni durante le loro ore di lavoro. Due giorni fa una delle dipendenti la signora Piera Magnolia si è licenziata e ha lasciato l’hot spot. “Sono arrivata a Lampedusa – ha spiegato Piera Magnolia – per lavorare nel centro di accoglienza e per occuparmi in primis di accompagnamento di minori e di donne, cosa che avevo già fatto anche a Palermo per anni. Dallo scorso mese di marzo a gestire il centro c’è una cooperativa, la badia grande di Trapani che ha di fatto stravolto tutte le regole che vigevano e che erano state rispettate fino a un giorno prima del loro arrivo. I problemi che ho dovuto vivere – ha continuato la donna – sono diversi; in primis la cooperativa non eroga gli stipendi regolarmente ma sempre in ritardo. Dobbiamo ringraziare la visita a Lampedusa del presidente della camera roberto Fico se lo scorso mese ci hanno dato degli anticipi. In quella occasione, infatti, il prefetto di Agrigento ha redarguito la direttrice del centro poiché qualcuno aveva detto al prefetto che non ci stavano pagando. Ma questo dei ritardi è quasi l’ultimo problema. Il punto è che all’interno dell’hot spot non esiste più l’umanità. La gente che arriva e parlo di uomini donne e bambini, sono costretti a vivere in condizioni deplorevoli. Stesso discorso vale per noi lavoratori. Non è normale e non è giusto che io e non solo io, sono stata costretta a pulire i bagni e subito dopo, sono dovuta andare in mensa per distribuire i pasti. Ora, io non ho problemi a fare una cosa del genere ma nel mio caso, non ho le competenze e soprattutto non sono in possesso delle certificazioni per l’hccp per svolgere tali mansioni. Prima dell’arrivo di questa cooperativa a Lampedusa per ogni turno di lavoro c’erano non meno di cinque persone che lavoravano nei diversi padiglioni oggi invece ce ne sono solamente due. Ma come possono bastare due lavoratori quando nel centro ci sono più di ottocento ospiti. Ma quello che in assoluto mi ha fatto stare male, è stato il dovere vedere scene veramente aberranti e che mi hanno segnato. Giorni addietro, c’era una signora sulla sedia a rotelle che era anche ferita alla testa. A questa donna, mi sono permessa di dare una mela che avevo portato da casa; il frutto l’avevo portato per me come merenda. Vedendo questa donna, le ho dato la mela e la signora mi ha abbracciata piangendo ringraziandomi e stringendomi forte le mani. Abbiamo pianto insieme. Ma poi, ci sono i bambini per i quali non sono previsti dolci (neanche una semplice merendina), nessun frutto e nessuna attenzione e questo perché non è previsto dal capitolato. Io non so se sia vero ma non è possibile trattare così le persone; dov’è finita l’umanità. Ma non è tutto; all’interno del padiglione dove prima c’erano solo donne e bambini ora è consentito dormire anche agli uomini (i mariti delle donne ospitate). Una notte, ho dovuto assistere a una coppia che stava avendo un rapporto sessuale. Mi sono sentita male davanti a quella scena. Prima gli uomini dormivano con gli uomini e le donne e i bambini avevano il Loro padiglione. Io, – ha infine detto Piera Magnolia – dopo tutte queste cose, mi sono auto licenziata e non intendo più lavorare in un luogo dove l’umanità non viene rispettata nelle regole fondamentali ma poi, ci sono diverse altre cose che non funzionano e che riguardano oltre che il mangiare anche il vestiario che viene consegnato ai migranti non al loro arrivo ma anche dopo diverse ore o giorni. Proprio questo particolare potrebbe non sembrare importante ma quando viaggiano a bordo dei barconi non hanno un bagno e quindi i bisogni se li fanno addosso. È chiaro che non appena arrivano la prima cosa che bisogna fare è dare loro un cambio di vestiti puliti. Non credo che la prefettura di Agrigento sia a conoscenza di queste cose ovviamente. Non escluso che a breve altre persone possano prendere la stessa decisione che ho preso io licenziandosi”. Al momento all’interno del centro vi sono oltre 750 persone e questo nonostante la presenza delle navi quarantena e dei continui trasferimenti verso il resto della Sicilia con le navi di linea. ELIO DESIDERIO