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Sea Watch, comandante non esita a dire: «Ho deciso tutto io»

Di Franco Castaldo |

Agrigento – Le notizie riguardanti il sequestro della nave “Sea Watch 3” e la conseguenziale iscrizione nel registro degli indagati del comandante per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono due: l’interrogatorio di quest’ultimo, Arturo Centore e la quasi contemporanea perquisizione dell’imbarcazione, battente bandiera olandese, ormeggiata nel porto di Licata. I pubblici ministeri che stanno conducendo l’inchiesta, l’aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Alessandra Russo, non stanno lasciando nulla al caso e procedono dritti senza tentennamenti. Per quasi sette ore, con una breve pausa all’ora di pranzo, hanno interrogato il comandante della nave per comprendere le ragioni che lo hanno indotto a caricare a bordo i migranti soccorsi in alto mare e puntare verso le acque territoriali italiane.

La risposta arriva per bocca dello stesso Centore che ieri sera, dopo aver risposto a tutte le domande dei pubblici ministeri ha detto: “Sono sereno, ho risposto ai pm assumendomi la responsabilità delle mie scelte. Sono state salvate vite umane e lo rifarei”.

Il ragionamento non fa una grinza anche se gravano le obiezioni dei pubblici ministeri che fanno leva sull’articolo 12 del Testo unico sull’immigrazione. Tuttavia, il racconto di Centore (assistito dagli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino) avrebbero convinto Salvatore Vella e Alessandra Russo, che non hanno proceduto ad ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati ed a nuove incriminazioni. Dunque, è stato Centore a decidere, in violazione del comando da parte delle autorità, di fare ingresso in acque territoriali italiane, dopo aver soccorso 65 migranti, giungendo a Lampedusa. Le pessime condizioni meteo-marine e la situazione di grave degrado pisco-fisico delle persone caricate a bordo hanno consigliato il comandante di agire in questa direzione. Assumendosi ogni responsabilità, anche penale. L’avvocato Gamberini, a fine interrogatorio ha voluto precisare alcune circostanze: “Tutta la sequenza relativa ai soccorsi e l’ingresso nelle acque di Lampedusa è filmata. C’erano sulla nave dei giornalisti del New York Times e un free lance tedesco che hanno documentato con foto e video le testimonianze dei migranti. Tutte queste cose verranno recuperate dalla Procura di Agrigento e daranno conferma delle cose che abbiamo detto. E’ una vicenda alla luce del sole, nulla da strumentalizzare. Non si comprende come mai una nave che compie un’operazione di questo tipo possa essere trattata, dallo Stato italiano, come una nave offensiva quando entra nelle acque territoriali”. Chiarissimo il concetto che preannuncia battaglia legale sin dalle prossime ore.

Intanto proprio a proposito dei giornalisti presenti sulla “Sea Watch 3” va detto che qualche momento di tensione si è avuto durante la perquisizione dell’imbarcazione, ancora non ultimata, per le resistenze di una giornalista americana iscritta nel ruolo dell’equipaggio, il cui video girato sul viaggio e sui soccorsi ai migranti è stato acquisito dalla procura. Per il resto tutto è filato liscio ed anzi si è registrata la collaborazione del personale di bordo. In mattinata si è registrata la dichiarazione del prefetto cdi Agrigento, Dario Caputo presente insieme al procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio ad una importante conferenza stampa di presentazione del neonato tavolo inter-istituzionale a tutela delle donne e dei soggetti deboli: “Il ministro Salvini ha avuto modo di affrontare la situazione e ha seguito l’evolversi della vicenda attraverso i suoi uffici. La linea del ministero dell’Interno era definita rispetto all’impostazione generale della politica del Governo in materia di immigrazione, nel rispetto ovviamente delle competenze che la legge affida ad altre strutture ed organi dello Stato”. Gli ha fatto eco il procuratore Patronaggio: “Massima sinergia come sempre”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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